Cesena, la casa circondata da bosco e animali chiude le porte al metanodotto

Porte chiuse senza se e senza ma alla posa del metanodotto di Snam nel terreno che una coppia ha comprato a Provezza, andandoci a vivere, circondata da una cinquantina animali che fanno parte di un’unica grande famiglia e da un bosco con 600 alberi che ha piantato e curato con grandi sforzi. Ci sono solo due possibili scelte considerate accettabili dai cesenati Marta Garaffoni e Federico Raspadori, che hanno investito soldi ed energie per coltivare il sogno di creare lì un rifugio per animali in difficoltà e farne magari un domani anche un’attività lavorativa.

Controproposta respinta

La prima proposta fatta dai proprietari è che venga deviato il percorso delle tubature, spostandole in un terreno di fianco, distante appena una ventina di metri e coltivato a grano. Fanno notare che la prosecuzione di quell’attività agricola, una volta terminati i lavori, sarebbe compatibile con la presenza del gasdotto, mentre nel loro caso spazzerebbe via il progetto a cui stanno dedicando anima e corpo. Tra l’altro, segnalano che è già prevista la posa di un tratto del metanodotto in quel campo arato e quindi si tratterebbe solo di modificarne il tracciato. Lo hanno già chiesto a Snam ma riferiscono che, pur riconoscendo che sarebbe fattibile, i tecnici di quella società hanno detto che non c’è abbastanza tempo per rimettere mano al progetto: l’apertura dei primi cantieri è infatti in programma già nel prossimo mese di marzo.

La seconda alternativa

Allora Marta Garaffoni tira fuori l’unica altra proposta alternativa che lei e suo marito sarebbero pronti ad accettare. «Snam compri a sue spese il terreno vicino al nostro, dove spostarci, facendosi carico di realizzare lì quanto abbiamo fatto, dalla piantumazione degli alberi alle recinzioni per i nostri animali. E inoltre realizzi i pozzi necessari per innaffiare le piante e si occupi di abbeverarle per due anni, come abbiamo fatto un giorno sì e un giorno no, con grandi sacrifici e prendendocene cura anche di notte».

«Sogno spezzato col gasdotto»

L’impressione è che difficilmente Snam prenderà in considerazione un’idea del genere, che però fa ben capire come i proprietari del terreno escludano ogni eventuale convivenza tra il luogo dove vivono e la presenza in loco del metanodotto. Non per capriccio ma perché - sottolinea Garaffoni - quello che giuridicamente è un vincolo di servitù «per noi diventa un esproprio di fatto, perché ci impedisce di portare avanti il nostro progetto. Solo un pazzo potrebbe infatti continuare a investire su un’area dove Snam avrà il potere di intervenire di nuovo in ogni momento, distruggendo tutto. Ma sanno cosa significa fare crescere gli alberi di un bosco? Non sono piantine di pomodoro che si possono togliere e rimettere come se niente fosse».

Manifestazione il 4 novembre

Per queste ragioni la posizione di Garaffoni e Raspadori è irremovibile e sono decisi a resistere. Un primo modo per farlo sarà una manifestazione pubblica di protesta ma in forma festosa. Si terrà dalle 14.30 alle 17 di sabato 4 novembre (il pomeriggio del giorno dopo in caso di pioggia) sul loro terreno in via Del Grillo 19, frequentato e amato già ora da tante persone. E nell’occasione i bambini partecipanti saranno anche invitati a piantare qualcuno degli alberelli disponibili sul posto non ancora messi a dimora.

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I nodi del cantiere

Al di là della convivenza che ritengono in qualunque modo impossibile tra il metanodotto e la loro casa con bosco e rifugio per animali, i coniugi di Provezza considerano ingestibili vari nodi anche nel caso in cui Snam mantenesse la promessa fatta di contenere in 3 mesi la durata dei lavori.

«I due tecnici che sono venuti a fare il sopralluogo per conto di Snam si sono limitati a dare un’occhiata da fuori e non hanno neppure chiesto che animali abbiamo - riferisce Marta Garaffoni - Anche se il cantiere durasse tre mesi, ma in realtà il passaggio di mezzi pesanti durerebbe molto più a lungo, dove dovremmo metterli durante quel periodo? Resterebbe libero solo un angolino di terreno lontano dalla casa e dalla stalla del nostro cavallo. Dovremmo ammassare per mesi i nostri 50 animali in quel piccolo spazio scoperto e restare separati da loro, visto che in mezzo ci sarà il cantiere?».

Poi c’è il problema delle tartarughe: «Ne abbiamo una ventina e sono in letargo. Gli addetti di Snam andranno a cercare dove sono andate a dormire sotto terra e poi le sposteranno una a una, ricordando che sono protette dal Cites, e facendo attenzione a non interrompere il letargo?».

Un altro timore riguarda «l’abbassamento del livello della falda d’acqua che alimenta i nostri tre pozzi, che è inevitabile quando si fa quel tipo di lavori».

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