Cesena, in piazza del Popolo sabato 8 febbraio contro il Decreto Sicurezza: una ventina di associazioni alla carica

I cesenati scenderanno in piazza del Popolo, sabato 8 febbraio, alle 18, per protestare contro il Decreto Sicurezza, considerato da una ventina di realtà del territorio, che hanno deciso di fare fronte comune, un frutto velenoso di «una propaganda che cancella diritti civili, che non affronta i problemi sociali, che lede libertà fondamentali».

“Stop alla criminalizzazione del dissenso; per la difesa della democrazia, della libertà di manifestare, e dei diritti umani» è il messaggio al centro del presidio per denunciare i contenuti di quella che qualcuno chiama “Legge anti Gandhi”. Si tratta del Ddl 1660, che «segna un pericoloso ed inedito salto autoritario, attaccando metodi di protesta pacifici e non violenti, indebolendo gli strumenti di lotta a mafie e corruzione e colpendo con carcere e repressione chi manifesta, minando così i pilastri della nostra democrazia repubblicana e antifascista. Ai tanti problemi civili, sociali, occupazionali, ambientali di questo Paese il Governo risponde con provvedimenti penali: lo stesso principio che abbiamo visto con il decreto Caivano, con il decreto rave, con la Legge 50/2023, impropriamente chiamata decreto Cutro».

Le misure contestate

L’inasprimento delle pene e la codificazione di nuovi reati che nulla c’entrano con la sicurezza hanno come bersaglio «chi lotta per la giustizia ambientale, le studentesse e gli studenti che difendono il diritto a scuole e università pubbliche, le lavoratrici e i lavoratori che per difendere il posto di lavoro scelgono di fare picchetti, blocchi o iniziative legittime, chi protesta contro il caro affitti, per difendere il diritto alla casa e chiedere una soluzione abitativa anche per le persone e famiglie a basso reddito. Tutte misure - continuano i promotori della mobilitazione - che si aggiungono all’attacco senza precedenti al diritto di sciopero messo in atto da questo esecutivo». Viene anche fatto notare che in questo modo «si aggrava il sovraffollamento nelle carceri, costringe anche madri con figli e figlie piccoli alla reclusione. Il tutto senza peraltro rispondere neppure alle istanze del personale delle forze dell’ordine, bisognose non di propaganda ma di risorse e organici per svolgere il proprio compito». Viene inoltre sottolineata «la gravità dell’attacco ai diritti umani, ai principi di solidarietà e alla lotta contro lo sfruttamento, le mafie e la criminalità organizzativa, con misure punitive come il divieto alle persone migranti cosiddetti irregolari dell’uso del cellulare, vincolando l’acquisto della sim telefonica al possesso del permesso di soggiorno o come il prolungamento del periodo di detenzione nei Centri di permanenza per il rimpatrio o le misure ideologiche e disumane contro il soccorso in mare per colpire le ong». Infine, non piace «l’articolo 31 della norma, che aumenta i poteri dei Servizi di informazione per la sicurezza cosiddetti servizi segreti, estendendo le condotte di reato per le quali questi non sono imputabili e vincolando strumenti fondamentali per le indagini all’esclusiva autorizzazione del Presidente del Consiglio dei ministri. Tutto ciò in un paese dove, molti dei familiari delle vittime innocenti di mafie e terrorismo ad oggi non conoscono la verità proprio a causa di depistaggi dei servizi segreti deviati».

Le adesioni

Chi vuole aderire può inviare una mail a sara.mazzola@er.cgil.it. Intanto hanno risposto “presente” Anpi Forlì Cesena, Arci Romagna Cesena Rimini, associazione Amici della casa di Tavolicci, associazione Barcobaleno di Forlimpopoli, Associazione ivoriani, Cesena 2024, Cgil Forlì Cesena, Cucine popolari, Comitato in difesa della Costituzione Cesena, Emergency Forli Cesena, Equamente Forlì Cesena, Fondamenta-Avs, Giovani Democratici Cesena, La Parola, Legambiente Forlì Cesena, Libera Forlì Cesena, Mediterranea Forlì Cesena, Movimento 5 stelle Cesena, Partito Democratico Cesena, Sorrivoli resistente, We reading aps.

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