Cesena, in 600 alle Marcia della Pace e in duomo lotta all’aborto e alle persecuzioni e impegno per i carcerati

La preghiera per i cristiani perseguitati caldeggiata e praticata da Marco Ferrini, il recupero degli ex carcerati in cui è impegnato Giorgio Pieri e l’invito del vescovo Douglas Regattieri a «fare una circoncisione dei cuori, che tagli via egoismo, superbia, autosufficienza e disprezzo degli altri» sono i tre messaggi in cui è culminata la Marcia della Pace del 1° gennaio. Nel primo pomeriggio, dalla chiesa di San Domenico un folto corteo, accompagnato dalle parole di papa Francesco per l’occasione, diffuse da altoparlanti lungo il percorso, si è mosso fino alla cattedrale, dove tre voci hanno portato testimonianze e fatto riflessioni.

Oltre 500 persone hanno preso parte all’iniziativa promossa dalla Diocesi dsi Cesena Sarsina in occasione della Giornata mondiale dedicata alla pace. In testa al corteo, oltre al vescovo, il vicario generale Pier Giulio Diaco e il vicario episcopale per la pastorale Walter Amaducci e lo striscione con la frase guida: “Rimetti a noi i nostri debiti, concedici la tua pace”. Presenti tra gli altri il vice sindaco Christian Castorri e l’assessore Camillo Acerbi.

All’interno della cattedrale ha preso per primo la parola il riminese Marco Ferrini, promotore della preghiera per i cristiani perseguitati, che il 20 di ogni mese si tiene in maniera ininterrotta dal 2014, in diverse piazze d’Italia, e anche a Cesena. Il fondatore dei comitati Nazarat ha ricordato le tre azioni sollecitate dal papa: la cancellazione del debito che opprime molti Paesi poveri; la destinazione di una percentuale fissa delle spese per gli armamenti alla creazione di un Fondo mondiale contro la fame; la difesa della vita dal concepimento alla fine naturale. Sul terzo punto Ferrini ha ricordato con disapprovazione che «da oggi (ieri per chi legge, ndr) è purtroppo consentito nella nostra regione l’uso a domicilio della pillola abortiva».

Pieri, responsabile per la Comunità Papa Giovanni XXIII dei Cec, le Comunità educanti con i carcerati (ne esistono 10, tra cui tre nel Riminese, che accolgono 70 ex detenuti, con l’ausilio di 40 volontari), ha raccontato il lavoro di rieducazione fondamentale da fare assieme a chi esce di galera. Perché - ha evidenziato - «120 dei 150 detenuti che escono ogni giorno dal carcere ci rientrano nel giro di 5 anni», mentre per chi fa l’esperienza dei Cec questo tasso di recidiva, attorno al 70%, scende al 12%. I 90 suicidi avvenuti nei penitenziari l’anno scorso, 18 volte di più di quanto si verifica tra chi è in libertà, sono un altro dato sconvolgente che ha ricordato.

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