Cesena, in 130 al corteo transfemminista tra balli e slogan in difesa di tutte le minoranze

Cesena
  • 15 marzo 2025

Tuoni e gocce di pioggia sono diventate oggi pomeriggio il campanello di via per il corteo transfemminista organizzato da “Spazio Caracol”, che ha preso il via dalla stazione, dove tanti si chiedevano se, visto il cielo minaccioso, la manifestazione si sarebbe fatta. Ma l’arrivo di colorati striscioni, tamburi e ballerini hanno fugato ogni dubbio e alla fine sono stati circa 130 i partecipanti in piazza del Popolo. “Odia il macho, ama mucho” o “Piada e prosciutto, diritti per tutt*”, “Il transfemminismo è la cura, rabbia proteggimi” alcuni dei messaggi sugli striscioni, circondati da un’aria di festa e quell’atmosfera che si vive quando la città si guarda in faccia e dialoga con se stessa.

Tutti uniti per parlare di transfemminismo, parola che viene dal Nord-America grazie al lavoro della studiosa ed attivista Emy Koyama, ma anche per richiamare l’attenzione del governo su tutte le minoranze, affinché minoranze non siano più.

Non siamo a San Francisco o a New York, ma a Cesena, e quindi la marcia è stata seguita da occhi di tanto in tanto stupiti o solidali, oppure divertiti o anche solo invasi da un imbarazzo un po’ provinciale , davanti a una manifestazione educata, un mosaico di persone che si muove e canta pacificamente.

«Un sistema oppressivo verso tutte le minoranze è quello che stiamo vivendo - urla al megafono una delle organizzatrici - È compito dei collettivi e dei centri sociali della città svegliare una città bianca, borghese e indifferente come Cesena».

Dopo queste parole, il corteo parte alla volta del centro storico, ricordando a tutti i partecipanti il rispetto per luoghi e persone, sottolineando sempre l’estraneità a qualsiasi fazione politica. I giovani cominciano a ballare danze tribali, e potentissimi ritmi latini. Una donna africana con un neonato legato alla schiena comincia a battere le mani e sorridere. Questa manifestazione è anche per lei: lo dicono ad voce alta gli attivisti, che vogliono che questa giornata sia dedicata a tutti gli eterni esclusi. Ballando sotto le volte della Barriera, i manifestanti sembrano voler dire che nessun social o intelligenza artificiale sostituirà la forza e la potenza di scendere in piazza, di interessarsi con occhio critico alla società, al di là dei colori politici.

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