Cesena, omelia-shock del parroco: «Vaccini dai feti vivi»
Donne povere pagate per farsi ingravidare e fatte poi abortire, così da avere feti vivi da fare a pezzi e usare dagli scienziati per produrre i vaccini. Non è la trama di un film horror di pessimo gusto, ma lo sconcertante racconto, palesemente privo di fondamento e intriso di complottismo, che è stato fatto da un sacerdote cesenate, don Paolo Pasolini, durante la messa che ha celebrato domenica mattina nella chiesa di San Rocco. Un paio di minuti di ragionamenti che si sono alzati dall’altare, nel contesto di un’omelia lunga e articolata, che è stata registrata e diffusa sulla pagina Facebook della parrocchia.
L’omelia del parroco
«Come voi sapete - ha detto il sacerdote rivolgendosi ai parrocchiani - gli ingredienti non solo del vaccino anti-Covid ma anche di altri vaccini sono tirati fuori da parti organiche di feti vivi abortiti». Secondo questa tesi assurda, ci sarebbero «aziende statali o private, non delle cosche mafiose» che assolderebbero donne per lasciarsi ingravidare e poi, «al quarto-quinto mese», verrebbe loro «asportato il feto, che deve essere vivo», per togliere «gli organi, fegato, cuore e polmoni, che devono essere vivi, perché non si può utilizzare un corpo morto per fare delle cose vive». Dopodiché «vengono venduti a un’azienda che sperimenta e produce vaccini, tra cui anche l’Astrazeneca». Poi don Paolo Pasolini ha aggiunto, come se tutto ciò fosse una realtà assodata, che «non lo tengono neanche nascosto, te lo dicono: tanto, se è necessario, lo facciamo». Tutto questo è stato detto dal sacerdote nell’ambito di un ragionamento che ha fatto contro la “cultura della morte” e il principio “mors tua vita mea”, di cui ha citato come esempi l’aborto e l’eutanasia.