Cesena, evasore condannato a 21 mesi: pena sospesa solo se paga

Un anno e nove mesi di reclusione per evasione delle tasse. Una pena sospesa solamente se rifonderà quanto dovuto all’Erario, altrimenti dovrà scontarla. È la sentenza che il giudice Federico Casalboni ha letto nei confronti di un cesenate 65enne, responsabile di un’azienda di servizi uninominale a sé intestata. Le vicende di cui si parla hanno preso vita da controlli sui libri contabili eseguiti anni fa dalla guardia di finanza, che aveva riscontrato, secondo le accuse sostenute in aula dal pm Marina Tambini, anomalie di un certo rilievo. Si trattava di tasse non pagate il 2007 e il 2018, per un ammontare totale di 365mila euro circa. In sede preliminare la difesa dell’uomo (avvocato Alessandro Monteleone) pare avesse valutato anche la possibilità di concordare un patteggiamento con la Procura. Forte di alcune sentenze del tribunale di Bologna che non legano in alcun modo la facoltà di giungere a un equo conteggio della pena concordata anche al pagamento delle intere somme ritenute eluse al fisco. Un orientamento che, a quanto sembra, in questo momento non viene tenuto in considerazione dagli organi giudicanti di Forlì. Motivo per cui il cesenate ha deciso di affrontare il giudizio di primo grado, e ora attende i 90 giorni per conoscere le motivazioni della sentenza e proporre eventualmente appello.
Il giudice ha condannato il 65enne, oltre a un anno e nove mesi di reclusione, alla interdizione ai pubblici uffici per sei mesi, l’impossibilità di poter contrarre con la pubblica amministrazione per un anno e di dare qualsiasi tipo di assistenza tributaria sempre per la stessa durata. Non solo: oltre alla pubblicazione a proprie spese della sentenza stessa, per poter ottenere il beneficio della sospensione della pena, l’uomo dovrà saldare per intero allo stato 365mila euro ritenuti “provento” dell’evasione fiscale contestata in aula. Il giudice ha concesso la possibilità di suddividerlo in rate, per un massimo di 10 anni.