Cesena, estorsione per la droga: condannato a 7 anni e 3 mesi

Cesena
  • 20 marzo 2025

Seimila euro di debiti accumulati per consumo di cocaina e un cesenate, oggi nonno e poco meno che sessantenne, che era finito in una spirale di debiti e depressione tale da ipotizzare anche di togliersi la vita.

Con le accuse di estorsione, spaccio e detenzione di munizionamenti e armi da sparo, un volto noto delle discoteche della riviera è stato condannato ieri in primo grado dal collegio presieduto da Monica Galassi (giudici a latere Federico Casalboni e Ramona Bizzarri) a 7 anni e 3 mesi di reclusione oltre all’interdizione perpetua dai pubblici uffici.

W.I.D., 45enne residente nella vallata del Savio, è un volto noto alle forze di polizia del Cesenate. A cavallo degli anni 2021 e 2022 era stato arrestato sempre con accuse legate allo spaccio di cocaina.

«Lavoravo per le discoteche e quando il Covid ha interrotto le serate di ballo e la possibilità per me di lavorare, mi sono dovuto reinventare spacciatore» aveva detto quando era stato giudicato per direttissima. Il processo conclusosi ieri in tribunale a Forlì (in cui l’accusa era sostenuta dal pm Emanuele Daddi e l’imputato era tutelato dall’avvocato Francesca Storai del foro di Bologna) prende vita in un contesto differente dal “mero” spaccio.

Vittima dell’agire dell’accusato, secondo la Procura, era un cesenate che abita nella periferia della città lato mare. Che, in uscita dal periodo pandemico, aveva ricominciato a far uso di cocaina in concomitanza anche con un grave lutto familiare.

Nel bar normalmente frequentato, un amico in comune gli aveva presentato W.I.D. come persona capace di procurargli droga.

Di qui sarebbe iniziata una serie di cessioni settimanalmente in crescita. Con il cesenate che arrivava a spendere anche 400 euro ogni 7 giorni in “polvere bianca” con cui drogarsi.

Pian piano i debiti per lo stupefacente aumentavano, di pari passo al consumo. Tanto che, è stato riferito nelle scorse udienze, il consumatore era arrivato a pensare di “farla finita” uccidendosi, non volendo più vivere in un contesto segnato dal lutto passato e dalla dipendenza dalla droga che aumentava.

La svolta (per il consumatore) c’è stata quando si è confidato con moglie e figlie sui suoi “intenti insani”. Spiegando alla consorte di non riuscire a venire a capo al debito accumulato con lo spacciatore. Un fornitore di cocaina che intanto chiedeva con costanza il saldo di quanto dovuto e si era fatto in qualche frangente anche minaccioso, facendo capire che sapeva “dove rintracciare” le figlie del consumatore di coca e alludendo al poter loro fare del male se avesse voluto.

I familiari dell’uomo (che nel frattempo doveva anche essere operato per una questione sanitaria da cui ora è guarito) presero in mano la situazione. Pretendendo che il padre e marito convocasse a casa lo spacciatore e gli restituisse “il dovuto”: 6.000 euro di droga non pagata. Però avevano anche avvisato le forze dell’ordine di cosa stava accadendo e avevano denunciato W.I.D.

Un blitz degli investigatori nella casa dello spacciatore posta sulle prime pendici della Valle del Savio aveva portato al sequestro di droga, soldi ritenuti provento dello spaccio ma anche un fucile illegale dotato di abbondante munizionamento.

Di ieri la condanna che si somma a quelle del passato per l’accusato, ancora richiuso in carcere per “altra causa”: attenderà da detenuto anche le motivazioni della nuova sentenza, che saranno rese note dal Tribunale in due mesi.

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui