Cesena, dopo tre alluvioni fin dal 1996 si mette in sicurezza Bulgarnò

Primi passi operativi per realizzare una serie di attesissimi lavori che dovrebbero allontanare l’incubo degli allagamenti che aleggia sulla frazione di Bulgarnò.

Nel maggio 2023 è stata una delle tante zone del territorio comunale pesantemente colpite dall’alluvione ma, a differenza di altre situazioni di fragilità idrogeologica che sono state messe in luce da quel disastro, il problema che affligge la località del quartiere Al Mare è noto da tempo.

Tre disastri

Chi vive lì da tempo ricorda bene che già nel 1996 l’area era finita sott’acqua, con danni ingenti. Una scena simile si è ripetuta più di recente nel 2015.

Poi, visto che non c’è due senza tre, anche meno di due anni fa Bulgarnò è stata messa di nuovo in ginocchio dall’alluvione. Perciò già da qualche anno era stato messo a punto uno studio di fattibilità per la sistemazione della rete fognaria. Un intervento che tra l’altro era stato tra i progetti più votati di “Carta bianca”, il sistema poi abbandonato con cui i cittadini venivano invitati a votare un’opera pubblica che chiedevano al Comune di realizzare.

Fondi e incarico geologico

La disgrazia del maggio 2023 ha reso finalmente possibile sul piano finanziario mettere in campo i lavori sollecitati dai residenti, che in quella frazione sono circa 300. È stato possibile grazie ai sostanziosi fondi straordinari stanziati per prevenire future alluvioni. Così, nei giorni scorsi, è stato affidato al geologo Massimiliano Flamigni un incarico professionale per l’esecuzione di indagini geognostiche necessarie per procedere alla messa in sicurezza della rete idraulica di Bulgarnò.

Si tratta di un progetto da 1,2 milioni di euro, finanziato dal Pnrr, che dovrebbe rendere più adeguata la rete scolante e fognaria della frazione.

La prestazione dello specialista a cui si è affidato il Comune verrà a costare poco più di 10mila euro.

Tempi stringenti

I tempi sono stretti. Il Pnrr impone infatti di completare le opere, che sono state progettate dall’ingegnere Plazzi, entro il 30 giugno 2026. Il geologo Flamigni, con studio a Forlì, è stato quindi chiamato a effettuare con una certa urgenza le verifiche tecniche di sua competenza.

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