Cesena, distillata e venduta in campagna la “droga” dei poeti maledetti

Cesena

Baudelaire, Rimbaud, Flaubert, Èmile Zola. Ma anche Oscar Wilde, Ernest Hemingway. Fino ai grandi pittori Degas e Picasso. Nessuno ne ha mai negato l’assunzione. Per molti è “la fata verde”, elisir capace di trasformare l’immaginazione in una realtà artistica espressione di un filone culturale. Per altri una bevanda dannata, paragonabile a una droga. È la storia travagliata dell’assenzio, distillato di 15 erbe aromatiche cancellato per un secolo dal mercato europeo, che sta tornando alla ribalta. «Obiettivo non semplice», come raccontano Enrico Mondardini e Marco Palmizio, soci fondatori di “Assenzieria”, distilleria e rivendita del pregiato prodotto, situata Bulgarnò, in via Capannaguzzo 1359.

Una lunga e travagliata storia

L’assenzio fu scoperto nel 1792 da un medico francese rifugiatosi in Svizzera. Di lì a poco, forse per l’effetto provocato dall’alta concentrazione alcolica («in purezza, cioè non allungato con acqua, si aggira sui 60-70 gradi», spiegano Mondardini e Palmizio), sarebbe diventata la bevanda più consumata nei salotti culturali dell’epoca. «In Francia e in Svizzera se ne producevano quasi 40 milioni di litri l’anno. A permetterne la diffusione furono l’interruzione della produzione di vino per l’epidemia di filossa che aveva colpito gran parte dei vigneti d’oltralpe, l’alcolismo dilagante in Europa e la generazione dei poeti maledetti». Vita dura quella dell’assenzio: «Dopo circa sessant’anni - proseguono i due soci - i vecchi produttori di vino intrapresero una campagna denigratoria dell’assenzio per riposizionare sul mercato il loro prodotto, portando al divieto di estrazione e vendita. Pubblicarono uno studio, poi smentito dalla scienza, in cui si dichiarava tossico il tujone, la sostanza contenuta nell’Artemisia, la pianta che produce assenzio: sembrava che bloccasse i recettori cerebrali. Ma in Spagna non lo bandirono mai e nel 1992, con la nascita della Comunità Europea l’assenzio è stato reintrodotto, perché una norma ha previsto che uno Stato può liberalizzare produzione e commercio di un prodotto alimentare permesso in altro Stato. Essendo la Spagna uno Stato membro, così decisero gli altri».

Passione e impresa

Oggi «noi proseguiamo a raccontare», affermano Mondardini e Palmizio. È questo lo scopo di “Assenzieria”, «nata nel 2022 come negozio online. Vendiamo le nostre tre etichette di assenzio e altre bottiglie pregiate». La svolta c’è stata nel 2021, quando è stato vietato l’acquisto in rete di prodotti stranieri, lasciando l’Italia senza fornitori: «Col sito abbiamo provato a entrare nella distribuzione, ma era un mercato povero. Così abbiamo deciso di produrlo direttamente. Abbiamo contattato altre aziende italiane e aperto la distilleria a Bulgarnò: la campagna è uno sfondo coerente». Un progetto più culturale che commerciale: «Per raccontare il prodotto non basta mostrare come si produce, va anche provato. Oltre all’allestimento del negozio, nel quale abbiamo la più ricca esposizione di bottiglie di assenzio d’Europa, abbiamo ricavato uno spazio per la somministrazione, dove accogliamo appassionati e professionisti per proporre assaggi». Non solo assenzio: ci sono anche «distillati dal gin, alla vodka a quello che ci chiedono i clienti. Produciamo e personalizziamo i prodotti in base alle esigenze».

Per il futuro, si vuole «proporre alle aziende agricole circostanti di portarci lo scarto del raccolto per riutilizzarle e sperimentare nuovi distillati. Stringiamo sinergie ed evitiamo sprechi. Lo stesso vorremo fare con ristoranti e locali del territorio».

E così, dalla Francia dell’Ottocento alla Svizzera fino alla Bulgarnò del ventunesimo secolo, va avanti la lunga travagliata storia dell’assenzio.

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui