Cesena di una volta pronta a stupire con 20 storie e 70 foto, tra pipì e peccatrici pentite

La pipì sulla testa dei clienti del mercato ambulante in piazza del Popolo fatta a fine 1977 dall’attore Carmelo Bene, che dal terrazzo dell’albergo “Leon d’oro” espresse così il fastidio per il vociare che aveva interrotto il suo sonno. La vita tra miseria e prepotenze, ma anche ricca di speranze, nel primo dopoguerra, all’interno della caserma sul retro del municipio, che aveva accolto gli sfollati, incluso chi poi divenne una bandiera del calcio bianconero: Giampiero Ceccarelli. Un convento dimenticato, nella zona della Valdoca, dove dalla fine del Cinquecento e per lungo tempo vissero le Convertite, ossia peccatrici pentite che si erano fatte suore. La demolizione del Rione del Rosario, a San Domenico, dove vivevano 800 persone e che assieme al Borgo Chiesanuova era una sorta di favela in pieno centro. Le zuffe nella vecchia pescheria, inaugurata del 1769. Le arene cinematografiche all’aperto, con le tre sopravvissute nel 1973 capaci di totalizzare ancora ben 106mila spettatori. Negozianti e artigiani del borghetto di via Aurelio Saffi, vicino al ponte di San Martino, negli anni Cinquanta. Le battaglie del martedì grasso in centro storico, a colpi di schiuma da barba. La prima grande festa di capodanno organizzata a Cesena, il 31 dicembre 1988, al Carisport. Il presidentissimo dell’A.C. Cesena, Edmeo Lugaresi, raccontato dal figlio Giorgio. Il pittoresco Gino “la rocia”. La statua di Sant’Antonio rapita dai forlivesi e poi recuperata dai cesenati, le vicende della Madonnina nella nicchia del palazzo comunale e il miracoloso Cristo moro , conservato oggi nella chiesa di Sant’Anna e Gioacchino. I trionfi dell’Ahena Basket. Il mito del poeta dialettale Bruchin. Curiosità e ricostruzioni grafiche della città della prima metà dell’Ottocento. L’anima antica di via Strinati. La fiera che nel 1868 portò alla Biblioteca Malatestiana centinaia di animali e attrezzi e produzioni della Romagna agricola, che ne fecero una sorta di antenato del Macfrut. La nascita vicino al duomo, nel 1846, del Caffè Nazionale, che nel 1907 portò per la prima volta in città una cabina telefonica pubblica, e infine fino al 1990, quando chiuse, divenne il Bar Centrale, dove il 24 dicembre 1943 uno squadrista fascista, aguzzino degli operai dell’azienda Arrigoni, fu ucciso da un partigiano dei Gap.

Sono i 20 fotogrammi della città che fu e dei suoi personaggi, a volte spassosi, raccolti in un libro a cura di Stefano Bernardeschi, Bruno Giordano e Lorenzo Pieri, pubblicato da “Il Ponte Vecchio”. È il quarto volume di “Cesena di una volta”, community social molto seguita (basti dire che ha una pagina Facebook che conta oltre 23mila follower), che ha deciso di mettere di nuovo su carta alcune delle chicche che mette a disposizione di tutti. Comprese 70 foto che sono un inno alla nostalgia ma anche al legame con le proprie radici. Il libro sarà presentato domani, alle 17, nell’aula magna della Biblioteca Malatestiana: dopo i saluti dell’assessore alla Cultura Camillo Acerbi, interverranno tre dei 16 autori dei vari capitoli, Elide Giordani, Franco Spazzoli e Luigi Di Placido, introdotti dall’editore Marzio Casalini e moderati da Bruno Giordano.

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui