Cesena. Bagno di folla in piazza del Popolo per l’abbraccio con il nuovo vescovo Caiazzo. FOTO GALLERY

Cesena
  • 16 marzo 2025

Bagno di folla per il nuovo vescovo di Cesena, Antonio Giuseppe Caiazzo. Dopo l’incontro di sabato con circa mille giovani alla Basilica del Monte, oggi c’è stato l’abbraccio con l’intera città, in piazza del Popolo, accolto dal sindaco Enzo Lattuca. Poi in Duomo la messa pontificale di inizio del suo ministero.

L’arrivo in piazza del Popolo

La piazza piena di persone e sotto il loggiato le fasce tricolori e le divise di autorità civili e militari. È un clima di festa e di curiosità quello che ha accolto l’arcivescovo Antonio Giuseppe Caiazzo, che raccoglie il testimone dal vescovo Douglas Regattieri alla guida della diocesi di Cesena Sarsina. A quel calore monsignor Caiazzo, o meglio don Pino, risponde sorridente con le braccia che si allargano ad accoglierlo. Spetta al sindaco Enzo Lattuca il compito di accoglierlo come concittadino: «Imparerà a conoscere presto la nostra terra e la nostra gente: gente schietta, a tratti irriverente verso il potere e le autorità, sia civili che religiose», aggiunge strappando le risate complici della piazza. Gente «di certo non ossequiosa», ma anche «solidale, operosa, fiera. Lo abbiamo dimostrato durante il momento difficilissimo dell’alluvione e non dobbiamo mai dimenticarcene. Gente poco o per nulla incline a lamentarsi e molto al fare, per sé e anche per gli altri». Quello in cui è arrivato però, mette subito in chiaro Lattuca, «non è il paradiso in terra». Il bisogno «come comunità di prenderci cura dei giovani», quello della casa, «su cui non siamo così generosi e così accoglienti come dovremmo», e ancora «della qualità e della dignità lavoro, dell’attenzione agli ultimi», sono questi temi su cui lavorare insieme, «nel rispetto dei ruoli e delle prerogative di ciascuno».

«Camminiamo insieme»

«Nutro un profondo apprezzamento per chi opera nella funzione pubblica e sostengo tutti voi con la mia preghiera nel pieno rispetto delle convinzioni personali», dice dopo i saluti di rito monsignor Caiazzo. «Riconosco - prosegue - che la nostra collaborazione si basa su un rispetto reciproco e una leale indipendenza, proprio perché condividiamo l’interesse per il bene della nostra comunità e del nostro territorio». Nel suo primo discorso alla città c’è un richiamo alla carità: quella vera «promuove cultura, e la cultura, a sua volta, alimenta la carità. Il miglior progetto che possiamo realizzare per la nostra comunità è intrecciare carità politica e carità pastorale per sostenere la dignità di ogni persona. Abbiamo obiettivi comuni per i quali dobbiamo lavorare con spirito collaborativo». E dopo aver citato le virtù del buon politico attingendo alle parole di Papa Francesco, arriva l’esortazione a una prima, simbolica, camminata insieme verso il Duomo: «Cammineremo insieme per sottolineare l’importanza di procedere uniti, mostrando un volto rinnovato delle istituzioni civili e militari, e della Chiesa, per servire con gioia la nostra terra e la nostra gente».

L’arrivo in Duomo

Anche in duomo, come già in piazza del Popolo e sabato al Monte, ogni dettaglio sembrava studiato per ribadire la complessità e la ricchezza della comunità che il nuovo vescovo si appresta a guidare. Attorno all’altare con lui c’erano quasi 200 persone tra vescovi, sacerdoti e diaconi. A riempire la cattedrale una folla di fedeli, tra cui tantissimi arrivati dalla Calabria, la sua terra d’origine e dal Materano, dove è stato vescovo per nove anni. «Viviamo un momento storico della nostra storia locale» ha sottolineato il vescovo Regattieri prima del passaggio di consegne. «Davanti a te - ha detto rivolgendosi a monsignor Caiazzo - si aprono le porte dei nostri cuori», quelle di presbiteri, diaconi, consacrati e consacrate, e fedeli laici, ma anche quelle del territorio che «pulsa di vitalità imprenditoriale, di freschezza, di creatività, di gioiosità tipica della gente romagnola, che neanche una recente devastante alluvione è stata capace di mettere in ginocchio». Quello a cui cede il pastorale è il vescovo che arriva più da lontano nella storia della diocesi, «vengo dalla Calabria, una terra meravigliosa», un legame che è rimasto anche quando la chiamata del Signore lo ha portato a Matera. Della sua terra d’origine porta con sé anche una croce, creata con i frammenti di legno trovati sulla spiaggia di Cutro dopo il terribile naufragio in cui 94 persone vennero lasciate morire in balia del mare. Una croce che metterà nella sua cappella personale in vescovado. Condivisione, insieme, servire, sono le parole che più ricorrono nell’omelia. Ai giovani che in mille lo hanno accolto sabato al Monte ribadisce: «Sappiate che io ci sono». Esserci «per tutti» è l’impegno che si prende da vescovo.

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