Cesena, ancora poche domande per il rimborsi post alluvione, l’appello: «Incoraggiate i cittadini»
È con un appello accorato a presentare le domande di richiesta di indennizzo che il colonnello Carlo La Torre responsabile della ricostruzione privata della struttura commissariale per la ricostruzione post alluvione ha concluso l’incontro pubblico che si è tenuto ieri pomeriggio nell’Aula Magna della Biblioteca Malatestiana. Con lui a rispondere ai dubbi e alle domande di tecnici e cittadini c’erano il maggiore Giovanni Puliafito, Francesco Mazzucchi di Invitalia e l’ingegnera Maria Romani della Regione Emilia-Romagna.
L’appello
La Torre ha rivolto il suo appello a tutti i presenti e in particolare ai rappresentanti dei comitati e ai tecnici che hanno partecipato. Circa 10-15 le domande che arrivano in media al giorno, circa 3 mila quelle presentate fin qui a un anno e mezzo dall’alluvione, 450 quelle presentate nel Comune di Cesena. «Poche, pochissime», è il commento dispiaciuto di La Torre che dopo aver risposto per un ora e mezza alle domande dei presenti ha provato lui a interrogare la platea: «Perché sono così poche?». Eppure lo sforzo per andare incontro alle richieste dei cittadini è stato fatto: «Non c’è cosa di quelle che mi avete chiesto e che si poteva fare che non sia stata inserita nelle ordinanze», La Torre ha ricordato lo sforzo fatto per mantenere il personale della struttura commissariale sempre a disposizione di chi deve presentare le domande, quello per dare risposta tempestiva nel momento in cui, fatte le verifiche si passa alla liquidazione. «È un peccato non presentare le domande, ma soprattutto è un peccato - ha aggiunto - la pessima narrativa verso i cittadini secondo cui non ne vale la pena, che i soldi non arrivano e che scoraggia un povero Cristo che se anche ha un danno da 10-12mila euro perché non dovrebbe prenderli?»
Le possibili risposte
Una domanda a cui è difficile dare risposta. Ci ha provato Mauro Mazzotti, presidente del comitato Alluvionati e Franati, per lui è una questione di «disinformazione totale». Al tema della disinformazione Vincenzo Mastropasqua aggiunge «la carenza di periti» disponibili a lavorare sulle perizie, «e la diffusa paura sulle difformità». Le case che presentano difformità edilizie non possono essere candidate a ricevere contributi, queste vanno risolte prima di presentare domanda. Lato tecnici c’è chi solleva la questione della rendicontazione, se ne teme la complessità e qualcuno ha prudenzialmente rallentato, se non stoppato le perizie.
Una materia complessa
Quello che emerge con certezza ascoltando l’ora e mezza di domande e risposte è che la materia dei rimborsi è estremamente complessa e il quadro dei criteri ancora in evoluzione. Sono attese nei prossimi giorni, ad esempio, l’ordinanza che definirà i criteri della rendicontazione, l’attesissimo “allegato 9”, quello che consentirà di aggiornare le perizie già presentate aggiungendo i beni mobili che inizialmente erano stati esclusi dai rimborsi. In arrivo le ordinanze per i privati che devono trasferirsi altrove, e per includere nei rimborsi il terzo settore. «Siamo agli sgoccioli» anche per l’ordinanza che renderà operativo il credito d’imposta, tema di cui si parla da mesi e che fu al centro anche dell’incontro che il viceministro Galeazzo Bignami tenne al palazzo del Ridotto il 4 dicembre 2023, a poco meno di 7 mesi dall’alluvione.
Il nodo del 50%
Tra chi non ha presentato la domanda c’è anche chi attende quello strumento, anzi nel corso dell’incontro di ieri a qualcuno è stato suggerito di farlo. La ragione ha a che fare con il meccanismo di rimborso previsto negli altri casi: una volta approvata la domanda viene emesso un decreto che eroga immediatamente il 50% della cifra a cui si ha diritto, il resto è tenuto ad anticiparlo il richiedente e gli sarà rimborsato a seguito della rendicontazione finale. «Cosa fare quando uno non ha i soldi per anticipare il 50% mancante?», è stata la domanda che ha aperto l’incontro, quella attorno a cui ha girato gran parte dell’incontro. Una domanda a cui La Torre ha chiarito di non avere risposta. Il punto è che «quelle sono le condizioni che si è deciso di accettare presentando la domanda», ha chiarito. In tanti guardano al credito d’imposta con speranza, ma anche su questo punto i tecnici hanno chiarito: «Sono due percorsi distinti che al momento non si possono mischiare. Quello che possiamo impegnarci a fare è a chiedere se è possibile attivare la possibilità di passare successivamente al percorso del credito d’imposta».
I beni mobili
Tante le domande anche sui temi mobili. L’ordinanza prevede un rimborso massimo di 6mila euro, «parametrati alla casa e al numero di vani», ha ricordato Mazzucchi. Il sistema prevede un massimo di 3200 euro per la cucina e 700 euro a vano, ma a rendere più complesso il tutto ci sono le sovrapposizioni con il Cis, il contributo di immediato sostegno che qualcuno ha utilizzato anche per i beni mobili. La regola aurea, ha spiegato Mazzucchi, «è che non sono ammissibili due rimborsi per la stessa fattura», ma ha anche assicurato che in fase di verifica, «si cerca sempre di ragionare a favore del richiedente». Sono ammessi al rimborso arredi, elettrodomestici, stoviglie e utensili e in questi ultimi sono compresi anche attrezzi da giardinaggio. Sono esclusi invece i beni di consumo deperibili: «È capitato ci chiedessero del pellet, quello ad esempio non può essere rimborsato».