Cesena, alluvione: la briglia per catturare i detriti nel Savio funziona ed evita “tappi” sotto i ponti

Se il Savio ha retto, a differenza di tanti altri corsi d’acqua in Romagna, lo si deve probabilmente anche alla briglia cattura-detriti realizzata a Borgo Paglia, che ha fatto bene il proprio “lavoro”, trattenendo migliaia di metri cubi di ramaglie e tronchi trascinati dal fiume dalle zone a monte verso valle. È vero che anche nel momento più critico l’ondata di piena non ha mai superato la soglia 2 nella zona di Cesena, restando quindi lontana da quel terzo livello che fa scattare le misure d’emergenza, ma è altrettanto evidente che l’opera di difesa idraulica creata a Borgo Paglia ha aiutato non poco a evitare pericolose ostruzioni sotto le arcate dei ponti. Un problema che si era invece verificato in occasione dell’alluvione del maggio 2023, frenando il deflusso delle acque, e che si è presentato in dimensioni clamorose durante il disastro dei giorni scorsi nella zona di Boncellino, dalle parti di Bagnacavallo, dove un’enorme massa di detriti è andata a formare una vera diga, contribuendo a devastanti allagamenti.

Missione compiuta

A fare notare che la briglia cesenate ha funzionato, sollecitando a realizzarne altre sia lungo il Savio sia lungo altri fiumi e torrenti, è Graziano Castiglia. Non è stato mai tenero nei confronti dell’amministrazione comunale, né dopo l’alluvione dell’anno scorso né su mille altre questioni, ma riconosce l’efficacia dell’intervento fatto a Borgo Paglia. E ne ha documentato i frutti, anche con foto e video che ha postato, che mostrano la grossa quantità di legname flottante che è stato intercettato dalla briglia e di converso le modeste dosi di ramaglie e altri materiali che si sono accumulate al pilone del ponte della ferrovia. Il combattivo cittadino invita quindi a “esportare” in altri punti questa soluzione, a cui ha lavorato la progettista Benny Bartoli, dell’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale. Castiglia fa anche notare che con questi accorgimenti diventerebbe meno impegnativo, e di conseguenza meno dispendioso dal punto di vista economico, il lavoro di taglio degli alberi sulle sponde nella parte dei corsi d’acqua più a monte, che va comunque fatto ma in modo meno capillare.

Com’è fatta e come funziona

La briglia selettiva che ha funzionato bene, posta a circa 300 metri dalla zona di Cà Bianchi, evitando tappi sotto i ponti, è stata realizzata grazie a un investimenti di 95mila euro. Ultimata nello scorso mese di novembre, aveva comunque bloccato parecchio materiale trascinato dal Savio già durante l’alluvione del maggio 2023, quando era ancora in costruzione. Dopo che è stata completata, un monitoraggio effettuato aveva evidenziato che era riuscita a “catturare” 90 metri cubi di detriti nell’arco di tre mesi. Alta 4 metri e mezzo e larga 30 metri, la briglia è formata da un traliccio centrale in acciaio, fissato sul letto del fiume con sei micropali, e da due travi posizionate sulle sponde, ancorate al terreno. È inoltre dotata di quattro funi in acciaio ad altissima resistenza, con un carico di rottura superiore a 40 tonnellate. La fune più bassa è posizionata sul fondo, a un’altezza tra 150 e 180 centimetri, la più alta può superare i 4 metri. Quando la legna trasportata dall’acqua finisce sulla struttura, viene intercettata dal traliccio e dalle funi disposte in modo da ridurre l’impatto. Il materiale bloccato viene quindi rimosso con mezzi dotati di pinze che accedono all’area della briglia da una pista lastricata.

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