Cesena, 69enne salvato in farmacia a Bora col defibrillatore: il medico racconta il miracolo

Si stava allenando in palestra quando ha iniziato a sentirsi poco bene il 69enne che venerdì scorso ha avuto un arresto cardiaco alla farmacia San Biagio a Bora, dove si era affrettato ad andare a farsi misurare la pressione, ed è stato salvato per miracolo. Merito di un soccorso da manuale, che ha visto coinvolti, in successione, il personale di quella farmacia, un medico di base accorso col defibrillatore automatico, il 118 (arrivato con l’ambulanza 78, con l’autista Dogana e l’infermiere Magnanini, e l’automedica 4, col medico Antonina Melone e l’infermiere Gaspari) e infine i chirurghi dell’ospedale di Forlì. È là che l’uomo infartuato è stato operato con successo, mettendogli quattro stent che hanno riaperto le coronarie. Dovrebbe esserci a ore il trasferimento a Cesena, all’ospedale Bufalini.

Il dottore Corrado Ruffilli, che ha 60 anni ed è medico di base a Borello dal 2000, con ambulatorio sopra la farmacia di quel paese, a circa 1 km di distanza dal luogo del malore, stava lavorando quando la sua segretaria, Gessica, è stata chiamata dalle farmaciste, che avevano subito praticato manualmente il massaggio cardiaco. Sapendo che il medico aveva a disposizione un defibrillatore, che la ditta “Tecnoinfissi” aveva donato al Quartiere 10 anni fa ed era stato posizionato in una teca all’esterno della farmacia lungo via Borello, affidandone la gestione appunto a Ruffilli, avevano chiesto se poteva precipitarsi da loro con quello strumento. Lui, nel giro di 2-3 minuti, era già lì ad azionarlo e ieri, mentre stava per sostituire le placche dell’apparecchiatura, in modo da renderla di nuovo operativa, ha accettato di raccontare quei minuti concitati. Incluso il fatto che si è «messo a piangere per l’emozione» quando ha visto che il paziente, dopo il successivo intervento del 118, «si muoveva sull’ambulanza dove era stato caricato». Segno che ce l’aveva fatta e - ammette ora il medico - avevo invece temuto davvero che non sarebbe uscito vivo da quell’attacco cardiaco.

Ruffilli, che è abilitato alla professione medica dal 1993 e abita a Cesena, nella zona di Martorano, ha ricordi vividi di quanto è successo: «È stata davvero una coincidenza di eventi andati tutti nel verso giusto, fin da quando la mia segretaria ha ricevuto la telefonata dalla farmacista di Bora, che chiedeva aiuto perché una persona aveva perso i sensi per un sospetto infarto. Quando sono arrivato, l’ho trovato steso, con le farmaciste che gli stavano facendo il massaggio cardiaco. Ho acceso il defibrillatore e la voce automatica ha iniziato a indicare le operazioni da eseguire. Ho dato tre scariche e poi ho iniziato a fare la respirazione bocca a bocca. A quel punto, è giunta l’ambulanza del 118, i cui addetti si sono dimostrati grandi professionisti: hanno dato altre quattro scariche col loro defibrillatore, più potente, lo hanno intubato e gli hanno somministrato cinque o sei farmaci. Ogni tanto il cuore ripartiva, in fibrillazione ventricolare. Alla fine, il paziente, che abita a pochi metri da quella farmacia, ha iniziato ad agitarsi quando lo hanno caricato sull’ambulanza, e mi è venuto da piangere, perché abbiamo capito che tutti insieme, facendo ognuno la propria parte, stavamo salvando una vita».

Ruffilli sottolinea quanto sia stato vitale avere quel defibrillatore a portata di mano e ringrazia l’azienda che lo ha donato. Poi confessa: «Quando l’ho preso in carico, non ho mai pensato che lo avrei dovuto usare direttamente». Comunque, si era formato bene, anche con corsi alla Misericordia. E la scorsa estate si era ritrovato a «usare quello stesso modello di defibrillatore a Pinarella, dove un turista austriaco si era sentito male in mare. Ma in quel caso - conclude - non riuscimmo a salvarlo».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui