Campus Cesena, cambio al vertice: il bilancio di Cicognani tra numeri in crescita e sfide per il futuro
Il 30 gennaio 2025 sarà l’ultimo giorno da presidente del Campus di Cesena per Massimo Cicognani. Giungerà a conclusione il suo secondo mandato e anche se avesse voluto («ma non volevo») non poteva ricandidarsi. Così nel 2025, dopo 9 anni di «ruoli di servizio», di cui 3 da vicepresidente della scuola di Ingegneria e Architettura e 6 anni, 3 per ogni mandato, da presidente di Campus, tornerà ad essere “solo” «un timido insegnante che si scioglie solo davanti ai suoi studenti». Non che in questo periodo abbia mai messo in pausa l’insegnamento, ma in questi ultimi anni di carriera universitaria potrà tornare a dedicarsi ancora di più a studenti e studentesse. Le elezioni per eleggere il suo successore sono fissate il 14 e 15 gennaio, a Cesena l’unico candidato per il ruolo è il professore Mirko Viroli.
Cinque anni di crescita
Il primo bilancio che fa di questi anni, da matematico qual è, lo fa osservando i numeri: «Negli ultimi 5 anni, questi i dati più recenti disponibili, il numero degli immatricolati è passato da 1330 a 1550, quello degli iscritti da 4640 a 5000. Non mi intesto meriti, ma mi limito ad osservare i dati e questi mostrano che questo aumento è cominciato con l’inaugurazione del nuovo campus, che non solo ha permesso di razionalizzare la logistica e di alzare la qualità dei servizi offerti, ma ha portato anche maggiore visibilità e quindi attrattività nei confronti degli studenti e delle famiglie che li sostengono». «In uno di questi anni - aggiunge Cicognani -, quello post pandemia, il nostro è stato l’unico campus in regione ad avere il segno “+” davanti al dato delle immatricolazioni».
Romagna in Salute
Ma c’è anche un bilancio più “emotivo”, quello dei momenti che più lo hanno colpito di questa esperienza. Alcuni sono risultati che da fuori possono apparire piccoli, ma che in realtà impattano, migliorandola, sulla quotidianità di chi lavora nei campus romagnoli, altri sono momenti più solenni o legati a grandi progetti. Tra i primi cita l’essere riusciti ad ottenere che i docenti incardinati nei campus della Romagna possano fare il vaccino antinfluenzale e la visita del lavoro nelle sedi Ausl Romagna: «Può sembrare una cosa da poco, ma fino al 2019 bisognava andare a Bologna». La firma del protocollo Romagna in Salute con cui, tra le altre cose, sono stati attivati corsi di Medicina a Forlì e Ravenna è stata l’occasione che Cicognani ha sfruttato per attivare la convenzione.
La storica inaugurazione
Rientra nella categoria “momenti solenni” l’inaugurazione dell’anno accademico del 2019, fu la prima e per ora unica volta nei 900 anni di storia dell’Alma Mater in cui la cerimonia si è svolta fuori Bologna. Un momento dal forte potere simbolico, che richiama e consolida la natura multicampus dell’Università di Bologna.
I giorni della pandemia
Tra i momenti di difficoltà e orgoglio al tempo stesso Cicognani ricorda «la risposta del nostro Campus alla pandemia. Ricordo che era un venerdì quando il rettore Ubertini ci convocò per dirci che avremmo dovuto sospendere le lezioni in presenza e che il piano di didattica integrata a cui stavamo lavorando doveva essere realizzato in due settimane invece che nei due anni previsti. A Cesena il martedì eravamo online con tutti i corsi». Di quei giorni Cicognani ricorda anche l’effetto straniante del parlare in un’aula vuota a una platea di studenti collegati in remoto, i corridoi vuoti... «Fa ancora effetto pensarci».
Quelli dell’alluvione
Furono giorni di misure straordinarie anche quelli dell’alluvione di maggio 2023: «In quell’emergenza, coordinandomi con il rettore Molari, mi trovai a prendere decisioni che di solito non competono a un presidente di campus», racconta. La prima fu quella di chiudere la sede: «Martedì 16 maggio alle 13.20 abbiamo preso la decisione di chiudere e mandare via tutti, di lì a un paio d’ore nel quartiere già non si girava più». Quello di Cesena, racconta ancora, «è stato l’unico Campus a sospendere le lezioni per tutta la settimana anche online. Fu una decisione mia, concordata con il Rettore ovviamente, che presi su sollecitazione di studenti e professori, era chiaro che in quei giorni l’unico pensiero era essere d’aiuto. Non è un caso se Cesena è stata la città con una delle più ampie mobilitazioni di giovani, tra loro c’erano anche tanti studenti universitari».
Il nuovo statuto
Tra le battaglie vinte in questi anni c’è quella che Cicognani ha fatto nella commissione che ha lavorato al nuovo statuto di Ateneo, ottenendo che del senato accademico faccia parte come anche uno dei 4 presidenti di Campus, fino ad allora presenti solo come uditori. Questo risultato unito alla battaglia per l’elezione a suffragio universale dei 4 rappresentanti dei docenti nel consiglio di amministrazione, sono elementi che contribuiscono e contribuiranno negli anni a rafforzare la natura multicampus di Unibo.
Le sfide per il futuro
Tra le sfide che lascia in eredità al suo successore ce n’è una più contingente e visibile e una di più lungo periodo. La prima è quella per il completamento del terzo lotto del Campus. Il primo stralcio della sede di psicologia procede secondo la tabella di marcia, ma andrà realizzato anche il secondo stralcio: «Nella parte non realizzata andranno un’aula magna e le aule più grandi. Sono spazi strategici e importanti. Il rettore si è impegnato pubblicamente a reperire i soldi». Una missione, quella del reperimento delle risorse, su cui sa di poter contare anche sul territorio: «In questi anni non è mai mancato né dal Comune, né dal mondo imprenditoriale». L’altra sfida è più complessa e più interna: «Occorrerà lavorare per trovare un nuovo equilibrio tra il potere dei dipartimenti e quello dei Campus, che è un po’ venuto a mancare con il superamento delle facoltà. È un equilibrio che è fondamentale per avere una visione comune per lo sviluppo di sede. Sviluppo che è importante per tutto l’ateneo che proprio nei campus romagnoli ha il suo maggiore margine di crescita».