Bambino risucchiato nella piscina a Pinarella: a processo gestore e tecnico dell’hotel
Il gestore dell’hotel e il responsabile della manutenzione della vasca idromassaggio nel giardino esterno della struttura ricettiva. Sono entrambi imputati per una tragedia sfiorata nell’estate del 2022: quella che vide un bambino di 8 anni risucchiato per un braccio dal bocchettone della piscina per restare poi bloccato con la testa sott’acqua. Si salvò grazie all’intervento di un cuoco della struttura alberghiera, ma ancora oggi è alle prese con terapie e valutazioni dei danni subiti a causa del tempo trascorso senza respirare perdendo i sensi. Per quel dramma la famiglia del bimbo attende ancora un risarcimento da parte dell’assicurazione che, in teoria, avrebbe dovuto coprire eventuali incidenti. Dettaglio non di poco conto, dato che proprio ieri il processo nei confronti dei due imputati, un 56enne residente a Savignano sul Rubicone e un 52enne di Cesena, è stato rinviato dal giudice Tommaso Paone per consentire un’eventuale offerta risarcitoria. Tutelati dagli avvocati Fabrizio Briganti e Vittorio Manes, si sono opposti entrambi al decreto penale di condanna, decidendo di difendersi nel merito delle accuse e affrontare il dibattimento incardinato ieri davanti al vice procuratore onorario Marianna Piccoli. Da qui la notifica anche ai genitori del bambino, residenti a Milano, che avranno tempo fino alla prossima udienza per formalizzare la costituzione di parte civile con l’avvocato Laura Severgnini.
Un hotel per famiglie, a Pinarella di Cervia. Qui, il 29 luglio di due anni fa, fu sequestrata la vasca su disposizione del pm Silvia Ziniti, dando il via alle indagini per ricostruire l’accaduto. I genitori del bimbo erano nell’area piscina, attenti da una parte al figlioletto più piccolo a mollo nella vasca con l’acqua bassa, ritenuto dunque non in una situazione di pericolo, dall’altra alla figlia più grandicella nella piscina più profonda. Era stato un attimo e il braccio del bambino era finito dentro il bocchettone fin quasi alla spalla, restando incastrato con un effetto ventosa tale da lasciarlo con la testa immersa. Nessuno riusciva a liberarlo, al punto che i presenti, nella concitazione del momento, si erano cimentati nel disperato tentativo di svuotare a mano la vasca. Era stato provvidenziale, come detto, l’intervento di un cuoco; approfittando della fine del timer dell’idromassaggio, era riuscito con una delicata rotazione a liberare il braccio del piccolo, affidandolo ai tentativi di rianimazione effettuati in prima battuta dalla madre, di professione operatrice sanitaria. I danni dovuti alla sommersione durata alcuni minuti furono notevoli, tradotti in 30 giorni di prognosi iniziali con ricovero all’ospedale di Bologna.
Quattro gli indagati iniziali, poi confluiti in tre decreti penali di condanna dopo un’archiviazione. E ora, stralciata anche la posizione di un altro addetto dell’hotel, gestore e manutentore affronteranno il processo.
Lunga la lista di lacune elencate dal capo d’accusa, a suo tempo individuate da un consulente incaricato dalla Procura. A partire dalla mancanza di una griglia di copertura della bocchetta di aspirazione. Non era presente poi un pulsante di spegnimento dell’impianto di idromassaggio, né il regolamento che imponeva la presenza di un adulto e l’avviso di pericolo di rimanere intrappolati con gli arti all’interno della bocchetta. Carenti anche le ispezioni periodiche e l’aggiornamento del documento di valutazione dei rischi. Criticità dovute pure - secondo l’accusa - all’aver affidato la manutenzione a una società “priva di competenze specifiche”.
Il processo dovrebbe ora entrare nel vivo. Sempre che, sul fronte del risarcimento ancora congelato, un’offerta alla famiglia non porti al ritiro della querela.