Alluvione Cesena, atteso per luglio l’ok agli interventi Pnrr e per il futuro si guarda ai piani speciali

Cesena

Quella di giovedì pomeriggio è stata la prima volta del commissario Figliuolo a Cesena. «Mi ha fatto piacere», commenta il sindaco Enzo Lattuca che spiega anche che in realtà il rapporto con Figliuolo è ormai consolidato: «La collaborazione è massima - ribadisce - ed è importante la proroga dell’incarico fino a dicembre». «Sono contento che ci sia stata l’occasione di visitare il condominio di via Tunisia - aggiunge - perché quella è una situazione davvero particolare. Figliuolo ha detto anche che un quarto delle pratiche arrivate a rimborso fin qui vengono dal Comune di Cesena, segno che privati, professionisti e tecnici comunali stanno lavorando bene».

La visita di giovedì è stata importante perché occasione di confronto diretto su questioni puntuali. «Sulle assunzioni a termine di personale tecnico a supporto della gestione del post alluvione, ad esempio, grazie al contributo dei nostri uffici abbiamo potuto far notare che così la norma è scritta male». Da 8 mesi si attendeva la possibilità di assumere personale anche al di fuori delle graduatorie esistenti, perché per come era stata concepita fin qui aveva reso possibile solo 13 delle 78 assunzioni necessaria. Ma per come è stata scritta la nuova norma, «sembra che si possa procedere all’assunzione per titoli e colloqui solo dopo aver verificato le disponibilità di tutti i candidati di tutte le graduatorie pubblicate sul portale della PA». «Sono difetti piccoli, ma sono come un granello di sabbia che rischia di far inceppare l’ingranaggio».

Sulla parte del danno ai privati c’è la questione del credito di imposta, che ancora necessita di aggiustamenti e «non sarà comunque operativo prima di settembre, a nove mesi dall’approvazione della legge di bilancio». Ma soprattutto c’è la questione del rimborso per i beni mobili e della «insufficienza del platfond di 6mila euro». Sul punto Lattuca ribadisce il sostegno agli emendamenti presentati da Regione, Anci e Upi che chiedono di portare il limite a 30mila euro: «Siccome dicono che non le risorse non sono un problema, credo che quel limite vada alzato. Poi possono trovarsi anche soluzione intermedie».

Sui lavori pubblici un segnale importante è arrivato con il decreto del ministero dell’economia e della finanza che sblocca le annunciate risorse del Pnrr (1,2 miliardi) mettendole a disposizione della struttura commissariale: «Ieri ho capito che entro luglio arriverà l’ordinanza. Se davvero sarà così, correndo e facendo correre la struttura, perché essendo quelle risorse legate al Pnrr i progetti andranno rendicontati entro il 2026, ce la faremo, ma se l’attesa aumenta ancora c’è il rischio concreto di non farcela». Sono nove i progetti candidati da Cesena, per un ammontare complessivo di quasi 10 milioni di euro. Tra questi ci sono anche frana di Santa Lucia che Figliuolo ha visitato giovedì, e una serie di interventi sui ponti, in particolare su quelli che attraversano il Rio Granarolo, e l’intervento sulla rete scolante a Bulgarnò.

Se partiranno tutti, l’unico progetto che rimarrà fuori sarà quello del Cesuola: «La progettazione è quasi pronta, ma i tempi di realizzazione di quell’intervento non sono compatibili con quelli del Pnrr». Il progetto dovrà trovare risposta economica nei piani speciali, quelli che definiranno l’ultima fase della ricostruzione, quella più complessa e ambiziosa della messa in sicurezza del territorio alla luce di quanto accaduto. «Al momento si sta lavorando al completamento del piano generale, quello che detta la strategia complessiva. Sulla base di questo andranno realizzati i piani per ciascun fiume». È quando le strategie si tradurranno nella pianificazione di azioni e interventi concreti che si avrà anche un’idea dell’ammontare delle risorse economiche che andranno stanziate nel corso degli anni. In vista di questa fase Cesena ha già segnalato ad esempio la necessità di intervenire su alcuni ponti. «In alcuni casi non si tratta di interventi troppo onerosi o eccessivamente lunghi da realizzare. Ma per poterli realizzare occorre una visione complessiva del fiume». Una volta definiti i singoli piani e le risorse necessarie, aggiunge Lattuca, «servirà una cabina di regia accorta per gestire i singoli interventi: rifare il ponte nuovo potrebbe costare 5 milioni di euro, ma avrebbe senso dal punto di vista idraulico partire da lì? Una cassa di espansione può costare 100 milioni, ha senso mandare avanti la progettazione mentre si cercano le risorse? L’intervento sul lago di Quarto ha senso farlo? Quanto costa? Dovrà farsene carico Enel?». «Sono tutte domande a cui dovremo cercare risposta nei prossimi mesi», conclude.

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui