Cesena, "infermieri del 118 trasformati in paramedici": è scontro

Archivio

Per fare fronte alla carenza di medici nelle file del 118, l’Ausl Romagna ha deciso di affidarsi a 280 infermieri, che dal 19 aprile inizieranno a trasformarsi in una sorta di “paramedici”, ma senza potere contare su adeguati compensi economici e su tutele legali. È quanto denuncia il sindacato Nursing up, che è pronto alla mobilitazione generale contro una decisione che contesta pesantemente, anche perché l’Ausl pare intenzionata a prenderla anche senza il consenso dei sindacati. Una decisione basata su una visione definita “all’americana”.

Dalla direzione dell’azienda sanitaria pubblica ribattono però che quella che si farà è una semplice «iniziativa formativa, che in questa fase non prevede alcun aumento delle responsabilità correlate alla pratica clinica». Il tutto con l’obiettivo di «saper affrontare un contesto assistenziale e di intervento imprevedibile». Non ci sarebbe insomma alcuna intenzione di formare una sorta di nuova figura professionale di fatto intermedia tra infermiere e medico, come sostiene invece il responsabile di Nursing up, Gianluca Gridelli. Al contrario, i vertici dell’Ausl affermano che anche gli infermieri trarranno un beneficio dalla novità: «Conoscenze maggiori, tradotto nell’operatività, significano un livello maggiore di sicurezza dell’operatore nell’agire professionale, invariato sotto il profilo delle responsabilità, ma che permetterà di agire in massima sicurezza e con elementi di minor rischio di possibili ricadute medico-legali».

Sulla questione ha presentato un’interrogazione Marta Evangelisti (Fratelli d’Italia), sollecitando chiarimenti alla Giunta regionale. Evidenzia che «la Direzione generale dell’Ausl ha assunto un comportamento di totale chiusura, prevedendo addirittura per i lavoratori che non parteciperanno al corso l’esclusione dal servizio di 118». Perciò chiede che ci sia un confronto col sindacato, visto che non ha dato l’ok.

Un’analoga interrogazione in Regione è stata presentata dalla Lega, a firma di Daniele Marchetti, Valentina Stragliati, Michele Facci e Fabio Bergamini. Ritengono che «il corso di formazione obbligatoria di 114 ore per gli operatori del 118, in particolare per gli infermieri che operano nei servizi di emergenza territoriale, non sembra nato per sopperire alla carenza cronica di medici e non per ragioni professionali». Ricordano che «già nel primo semestre del 2022 si registrava la mancanza del 40% di medici assunti, su un totale di 855 personale medico previsto per i servizi di emergenza pre-ospedaliera 118 e di Pronto Soccorso. Aggiungono che «è diffusa, tra tutto il personale infermieristico regionale, la preoccupazione di doversi assumere maggiori responsabilità, che fino ad oggi erano esclusiva dei medici, a fronte di nessuna tutela legale e nemmeno di nessun adeguamento salariale». Perciò gli esponenti del Carroccio sollecitano la Giunta Bonaccini a «presentare all’Assemblea regionale il piano di riordino del sistema sanitario regionale» e a chiarire «quante e quali Ausl hanno avviato corsi di formazione obbligatori per gli infermieri del comparto emergenza-urgenza». Infine, ci si attendono risposte sul fronte salariale e su quello delle tutele legali che ci sarebbero col nuovo sistema.

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui