Cesena, ecco BitGood: Confesercenti vuole ridurre gli sprechi alimentari
CESENA. Si è tenuta questa mattina nella sede di Confesercenti Cesena la presentazione di BitGood, l’innovativo progetto di Confesercenti Nazionale che mira a ridurre gli sprechi alimentari offrendo vantaggi sia alle imprese che possiedono eccedenze alimentari o farmaceutiche (produttori, distributori, ristoratori, privati) sia alle organizzazioni no profit che ne effettuano la redistribuzione a fini filantropici. Tutto tramite una piattaforma tecnologica pensata ad hoc, dove domanda e offerta si possono incontrare e che ha il plusvalore della tracciabilità delle transazioni. Non solo, quindi, un progetto commerciale con valenza sociale, ma anche un nuovo strumento per poter garantire ai soggetti coinvolti tutta una serie di vantaggi amministrativi, tra cui lo sgravo dell’Iva e agevolazioni sulla tassa per i rifiuti. Il Comune di Cesena è stato il primo a mostrare grande interesse per questo servizio e ha sottoscritto un accordo: si tratta il primo caso in Italia di accordo tra Confesercenti e amministrazione comunale su questo tema. Durante la conferenza stampa, che ha visto la partecipazione della presidente nazionale di Confesercenti Patrizia De Luise, sono stati illustrati alcuni degli aspetti tecnici di questo nuovo progetto e tutte le potenzialità di questo strumento: dall’automatizzazione dell’inserimento dei prodotti da donare, all’individuazione dell’organizzazione no profit che meglio si adatta alle esigenze del donatore, in termini di vicinanza sul territorio, efficacia (rapidità nella raccolta) e ranking ottenuto (quale organizzazione è maggiormente stimata), fino alla produzione automatica di la documentazione necessaria per l’accesso alle agevolazioni fiscali e la raccolta della documentazione accessoria (es. documenti di trasporto) e alla gestione della parte amministrativa. Il progetto, nato da un’idea di Confesercenti a livello nazionale per agevolare il contatto tra gli esercenti con eccedenze alimentari (soprattutto nell’ambito del “fresco”) e i loro clienti, si è poi sviluppato nell’attuale “progetto BitGood” in seguito alla legge del 19 agosto 2016 n.166 e successive modificazioni, che regola la donazione e la distribuzione di prodotti alimentari e farmaceutici a fini di solidarietà sociale e per la limitazione degli sprechi, introducendo incentivi per i donatori e maggiore sicurezza e trasparenza anche per i beneficiari. Come hanno sottolineato la presidente nazionale e il sindaco del Comune di Cesena, che hanno pubblicamente siglato l’accordo per aprire una collaborazione che vedrà amministrazione comunale e associazione di categoria lavorare in sinergia sul territorio, la valenza di questo progetto è sia economica, che sociale, che tecnologica. E la sua importanza aumenta perché si tratta di applicare una buona pratica a un tema importante come quello dello spreco alimentare, in un meccanismo che premia sia gli imprenditori che la rete della comunità. «Si parla tanto di tecnologia e di innovazione – ha sottolineato Patrizia De Luise – ed ecco, il progetto BitGood è un esempio di come la tecnologia può mettersi al servizio non solo dei commercianti ma anche della comunità e del territorio in cui essi operano e, anche, vivono. I miei complimenti anche al Comune di Cesena che ha accolto la proposta di Confesercenti e ha aderito tempestivamente al progetto». Presenti alla conferenza di questa mattina anche Dario Domenichini, presidente Confesercenti Emilia-Romagna che ha mostrato tutta la sua soddisfazione per il ruolo di apripista svolto dalla regione Emilia Romagna e da Cesena, che «ha dato una prima risposta a un tema fondamentale», e Cesare Soldati, presidente Confesercenti Cesenate che ha ribadito il ruolo centrale dell’associazione nel dare un supporto pratico alle imprese associate promuovendo allo stesso tempo comportamenti che vanno a beneficio di tutti e sotto molti aspetti. Qualche dato nazionale sugli sprechi alimentari Ogni anno quasi 16 miliardi di cibo commestibile (dati dell'Osservatorio Waste Watcher di Last Minute Market/SWG), praticamente l'uno per cento del prodotto interno lordo, viene buttato via. Con un danno che non è solo ascrivibile allo spreco ma che va ad aumentare, inevitabilmente, la mole dei rifiuti. Tra il 2010 e il 2016 i negozi di frutta, i bar e i ristoranti hanno subito un aumento della tariffa per l’asporto dei rifiuti oscillante tra il 30 e il 50 per cento Quanto è possibile recuperare nel commercio? Complessivamente, il settore della distribuzione commerciale, esclusa quindi la ristorazione ed il servizio bar, produce ogni anno eccedenze alimentari invendute per un valore di circa 1.450.000 euro. Di questi, circa 518 milioni di euro sono accreditabili agli oltre 95mila negozi della distribuzione tradizionale alimentare attualmente attivi in Italia. A questi, andrebbero sommati anche i circa 700 milioni di euro in beni alimentari recuperabili attraverso il protocollo dai 201.400 ristoranti italiani. In totale, dunque, ci sarebbe 1 miliardo e 218 milioni di euro di eccedenze alimentari prodotte dalle Pmi del commercio e della ristorazione teoricamente recuperabili.