Cesena, allontanata la maestra del video porno mostrato in classe
CESENA. «È arrivata comunicazione che la maestra oggi e nei prossimi giorni non verrà a scuola. In questa scuola non verrà più». È la stringata nota con la quale ieri i rappresentanti di classe hanno fatto sapere a tutti come la vicenda della maestra accusata di aver fatto vedere un video porno amatoriale ai bambini della classe quinta, abbia iniziato a prendere una piega ben definita. Era ciò che più interessava ai genitori: essere certi che questa persona non entri più a contatto con l’istituto della frazione periferica di Cesena dove si sarebbero svolti i fatti e dove la vicenda si è innestata lo scorso mercoledì.
Ad allontanare l’insegnante in attesa di futuri approfondimenti è stata la direzione scolastica. Che ha potuto far leva nel provvedimento su una precisa petizione firmata da tutti i genitori già la scorsa settimana.
Questo mentre i carabinieri stanno ripercorrendo i dettagli di quanto accaduto mercoledì scorso in classe, raccontato sempre nella stessa maniera dai bambini di 10 anni che l’hanno vissuto alle loro famiglie e che le stesse stanno mettendo nero su bianco in Caserma.
La maestra, 36enne che nel corso dell’estate si è trasferita di residenza a Imola da Cesena, era in 5ª classe per una sostituzione. Di solito lavorava con le prime e le seconde e con gli alunni che non fanno religione. Stando al racconto dei bambini ha prima iniziato a far vedere questo video (che la ritrae in atti sessuali con il compagno) a tre degli alunni. Quindi, stando a quanto raccontato dagli alunni stessi, avrebbe acceso la Lim per mostrare un video musicale il cui rumore coprisse quello dei bambini e del suo smartphone. La situazione non si è placata nemmeno quando alcuni dei ragazzini e delle ragazzine hanno chiesto di uscire dalla classe per andare in bagno. E neppure quando qualcuno di loro ha avvisato i bidelli di cosa stava succedendo in aula.
La maestra, come noto, ha sempre negato di aver mostrato alcunché. Nelle denunce che vengono sporte in queste ore i genitori sottolineano come la maestra avesse anche detto ai bambini «di non raccontare nulla» tanto avrebbero «creduto a lei e non a loro». Ed anzi se fossero stati sentiti per questo dagli psicologi era altamente probabile che nei guai sarebbero finiti i loro genitori o il rapporto tra i bambini ed i genitori stessi. Un quadro tutto da confermare naturalmente. Sul quale è anche difficile per gli investigatori indagare. Ma che ora poggia su due certezze: se da un lato è altamente probabile che questa classe avrà in futuro bisogno di dialogare con qualche psicologo per elaborare quanto avvenuto in maniera da non uscirne turbata, dall’altro i bambini potranno farlo senza continuare ad avere nello stesso plesso quella contestata figura di maestra.