Cervia Nick Tod su “Penelope” in solitaria fino a Trapani

Cervia
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Missione compiuta per Nicolò Todoli, in arte Nick Tod: giovedì pomeriggio è arrivato a Trapani. Il 24enne velista cervese è partito il 14 aprile da Cervia e con molta calma è sceso lungo l’Adriatico e lo Ionio, ha passato lo Stretto di Messina e ha navigato lungo la costa della Sicilia settentrionale. Il suo è stato un viaggio in solitaria, minimalista, con una barca a vela di poco più di sei metri costruita negli Anni Cinquanta, la prima barca appartenuta al velista oceanico Simone Bianchetti, primo italiano a completare il giro del mondo in solitaria senza assistenza e senza scalo, nella regata Vendée Globe. Penelope è lunga 6,20 metri e pesa 1,5 tonnellate. Nicolò le ha montato dei pannelli fotovoltaici e, per avere una certa autonomia anche a motore, ha aggiunto qualche tanica per altri 50 litri di carburante ai 36 litri del serbatoio del suo fuoribordo, uno Yamaha da sei cavalli che va a miscela.

Nick ha portato con sé una quindicina di sacchetti di sale di Cervia che ha lasciato in omaggio lungo il percorso e in questi giorni consegnerà l’ultimo al presidente delle Saline di Trapani in una sorta di gemellaggio con le Saline di Cervia. Più attento al gusto della scoperta e dell’incontro con la natura e con gli uomini piuttosto che alla fretta e allo stress, Nick si è fermato un paio di mesi fra le Isole Tremiti e Rodi Garganico, dove era arrivato nel suo viaggio l’anno scorso, e un altro paio di mesi a Crotone dove si è dedicato al kite surf. Altra sosta lunga a Brindisi, dove a causa del vento forte è rimasto fermo quasi tre settimane. I momenti più difficili? «Beh, intanto lo stretto di Messina...», dice il navigatore. «Ero partito da Crotone sperando di passare con la corrente a favore ma mi sono ritrovato a passare di notte con cinque nodi di corrente contraria. Sembrava di stare fermi... Sono anche finito in un gorgo e la barca mi si è inclinata come quando prendi una forte raffica di vento... Mai più lo Stretto di notte! Alla fine sono arrivato a Palermo dopo 250 miglia e quasi tre giorni di navigazione ininterrotta. Avrei voluto proseguire fino a Trapani ma dovevo dormire. In quei tre giorni ho fatto solo dei sonnellini fra i 15 e i 30 minuti per volta a seconda delle condizioni».

Ma anche il finale non ha risparmiato sorprese al navigatore romagnolo. «Stavo arrivando a San Vito Lo Capo, ultimo porto prima di Trapani, quando è arrivata dal cielo una colonna d’acqua come non avevo mai visto. C’era talmente tanta acqua che il faro verde di ingresso del porto l’ho visto quando ero a soli 50 metri ed è sceso giù un fulmine con una botta fortissima. Ho pensato: cavolo, ma io sono tutto bagnato su una barca di legno... e se mi cade giù un fulmine?».

L’epilogo felice giovedì pomeriggio con l’arrivo a Trapani. Adesso un po’ di sosta prima di decidere il da farsi. «Mi piacerebbe andare con la barca risalendo il Tirreno fino a Savona, completare il giro dove Simone è morto (ho pensato anche a lui durante il mio viaggio). Ma non è una cosa facile. In più ci sarebbe da pensare al trasporto della barca per riportarla a Cervia. Vedremo».

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