Cervia. Morto schiacciato nella discarica Hera, condannato il datore di lavoro

Morire sul lavoro a 26 anni, fuori dall’orario di turno, svolgendo una mansione mai fatta, senza formazione su procedure e precauzioni. Una tragedia dai tanti risvolti cupi, quella che il 14 gennaio 2021 costò la vita a Christian Vernocchi, dipendente della società Ravenna Chimica srl, azienda del gruppo Ciclat, che aveva in appalto da Hera la gestione dei mezzi all’interno della piattaforma ecologica attrezzata di via delle Aie. Ieri, alla luce delle gravi irregolarità riscontrate nel corso delle indagini, è stato condannato per omicidio colposo il legale rappresentante pro tempore dell’azienda, datore di lavoro della vittima. A fronte di una pena di 1 anno e 8 mesi chiesta dal sostituto procuratore Silvia Ziniti, il giudice per l’udienza preliminare Corrado Schiaretti si è pronunciato con 8 mesi e 10 giorni, riconoscendo le attenuanti generiche e il fatto che l’assicurazione abbia risarcito i genitori del ragazzo. Trasmessi gli atti alla Procura invece per il fratello dell’imputato e l’allora compagna, la cui posizione dovrà essere dunque valutata.
L’incidente nel piazzale
Erano già passate le 19 quando avvenne l’incidente. Ricostruendo la dinamica di quanto accaduto, le indagini della Medicina del Lavoro scoperchiarono una serie di irregolarità poi confluite nel capo d’accusa. Vernocchi era stato assunto dalla Ravenna Chimica come autista/manovratore. Il suo compito, stoccare i rifiuti con i mezzi a disposizione, tra i quali pale gommate. Aveva finito il turno. Invece quella sera fu mandato dall’azienda a riparare la benna di una pala gommata in quel momento condotta da un collega. Il guasto consisteva nella rottura di un pistone.
Nessuna formazione
Christian non aveva fatto corsi specifici, non era compito suo riparare i mezzi dell’azienda e nulla sapeva circa procedure di sicurezza per svolgere quei compiti. Nonostante ciò non si tirò indietro. A guardarlo operare, restando sul mezzo guasto ancora in moto, c’era un collega, divenuto testimone del dramma. Sarebbe stato lui a scordare il sistema di bloccaggio dopo avere alzato la benna fino a farla appoggiare a un muro, ruotata. Sotto, c’era il 26enne. Fu un attimo; la benna che scende e si ribalta, facendo retrocedere di un metro la pala gommata travolgendo e schiacciandolo. Per il giovane lavoratore, trasportato d’urgenza in ospedale, quello fu l’ultimo giorno di vita. Inizialmente erano quattro gli imputati. La loro posizione è stata via via stralciata, portando così all’udienza di ieri il solo legale rappresentante pro tempore, difeso dagli avvocati Silvia Brandolini e Alessandra Cavina. Ora però, con la condanna, la decisione del giudice potrebbe comportare l’apertura un ulteriore procedimento tirando ballo nuove responsabilità.