Cervia, molestie sessuali su due ragazze. Arrestato aiuto cuoco

Le ha viste appartarsi nei pressi di un’aiuola per un’urgenza fisiologica che evidentemente non poteva attendere la ricerca di una toilette. Due ragazze, entrambe 19enni: una stava in piedi a fare da “guardia”, ma la sua presenza non è bastata a tenere lontano uno sconosciuto dall’amica. Non solo le si è avvicinato in quel momento inopportuno, ma l’avrebbe molestata sessualmente calandosi i pantaloni e cercando di forzarla ad avere un rapporto. E quando l’altra ragazza è intervenuta l’avrebbe a sua volta palpeggiata. Fin qui la versione delle due vittime. Il presunto aggressore, invece, ha sostenuto di aver creduto che una stesse male e che l’altra, correndo, sia inciampata cadendo praticamente ai suoi piedi. Insomma, un ciclopico fraintendimento. Sta di fatto che le urla hanno portato all’arresto. In manette un 42enne, originario di Copertino ma di fatto domiciliato a Milano Marittima, dove lavora da anni come aiuto cuoco in un rinomato ristorante della località turistica. Ora, per quanto lui respinga ogni accusa, deve rispondere di violenza sessuale.

Versioni opposte

L’episodio si è verificato nella notte tra domenica e lunedì, intorno alle 3, all’altezza del piazzale Napoli. A quell’ora c’era ancora gente in strada. C’erano appunto le due ragazze che si erano fermate all’altezza di un kebab insieme a un gruppetto di amici. Sono stati loro a chiamare i carabinieri non appena udite le urla. Quando i militari della locale Compagnia sono giungi sul posto hanno trovato le due amiche ancora sconvolte. Il 42enne, visibilmente ubriaco, non si è dato alla fuga. Avrebbe aspettato a sua volta l’arrivo delle pattuglie senza opporre resistenza. La sua versione l’ha ribadita in tribunale davanti al collegio penale che ieri ha convalidato l’arresto. Difeso dall’avvocato Paola Brighi, l’uomo ha negato palpeggiamenti o altri atti sessuali. Ha riferito di essersi avvicinato alla ragazza china nell’aiuola pensando stesse male. E quando è intervenuta l’amica, l’avrebbe aiutata a rialzarsi vedendola cadere a terra. Il tutto, a una distanza dal resto della compagnia di amici di poco superiore ai 5 metri. Una versione, la sua, ritenuta non credibile dal collegio penale (presieduto dal giudice Cecilia Calandra), contrariamente a quanto invece raccontato da entrambe presunte le vittime. Una delle due sarebbe stata addirittura inseguita, cadendo poi a terra in balia dei palpeggiamenti dell’uomo. Alla luce della «gravità dei fatti», i giudici hanno disposto gli arresti domiciliari, concedendogli il permesso per andare al lavoro.

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