Ponte di Marazzano, il conto lievita: servono 450mila euro

Cattolica

Ponte di Marazzano, dopo la riapertura parziale si punta ai fondi regionali per l’intervento strutturale. Servono 450.000 euro. Poco prima di Capodanno, il Ponte di Marazzano era stato riaperto alla circolazione, con un senso unico alternato regolato da semaforo. Transito consentito sull’asse viario solo alle auto, interdetto ai mezzi pesanti. In quel sopralluogo era stato stimato un intervento totale da 300mila euro. Ma i conti sembrano salire. Il sindaco di Gemmano e Presidente della Provincia Riziero Santi, ora attende l’assestamento della nuova giunta regionale, Bonaccini-bis, dopo le elezioni di fine gennaio, per chiudere la partita dei fondi. «C’è già un impegno da parte del settore regionale della Protezione Civile per l’erogazione delle risorse necessarie all’intervento strutturale del ponte. Ci sono alcune questioni da affrontare, anche per quanto riguarda la disponibilità totale dei fondi, in quanto c’è qualche ostacolo nell’erogazione dell’intera somma. Ma si tratta solo di ragionare con la Regione su quali siano le giuste soluzioni da adottare, nel frattempo andiamo avanti con la progettazione».

Consolidamento secondo pilastro

Per i lavori complessivi, si stima un investimento di circa 450.000 euro. Per garantire la riapertura a senso unico alternato, era stato effettuato a fine 2019 un intervento di consolidamento della fondazione del secondo pilastro. Gl interventi erano iniziati poco prima di Natale, dopo un sopralluogo tra amministratori e tecnici di Gemmano e Montescudo-Montecolombo. In seguito alla fiumana del 2 dicembre scorso, il ponte aveva subito una sorta di collasso, dopo la torsione di un pilone nell’ordine di 15 centimetri. Il “cavalcavia” era sotto stretta osservazione da parte dei tecnici comunali e provinciali, e quell’ondata di piena aveva messo in luce cedimenti strutturali. Da qui la decisione di chiuderlo per ragioni di sicurezza. Il ponte collega Gemmano, Montecolombo e Montescudo e in quelle settimane di chiusura, chi si spostava era stato costretto a utilizzare a monte il ponte Molino Renzini, mentre a valle bisognava scendere di almeno 5 chilometri.

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