Cattolica, addio a “Edo” Conti: stracciò la tessera Pci davanti a Togliatti

È scomparso un altro testimone della storia cattolichina. Ma Odoardo “Edo” Conti, spirato domenica scorsa all’età di 95 anni, della storia della città è stato un vero e proprio protagonista.

La storia

A poco più di quattordici anni, venne reclutato come giovane staffetta dal comandante partigiano Giuseppe Ricci, che ne apprezzò subito la memoria ferrea. Conti ascoltava Radio Mosca e Radio Londra, vietata dal 1940, riferendo poi tutto nei minimi particolari. Inoltre cercò di raccogliere informazioni utili al movimento partigiano, attraverso la frequentazione delle abitazioni di un ufficiale tedesco e del podestà di Cattolica.

Dopo la guerra, e finiti gli studi, Conti lavorò come cassiere nella macelleria del padre. Nel contempo fu segretario personale e uomo di fiducia del primo sindaco della Cattolica liberata e deputato alla Costituente Giuseppe Ricci.

Iscritto al Partito comunista italiano dal 1945, divenne segretario della sezione Gramsci e poi della sezione Grieco fino al 1960, quando stracciò la tessera davanti a Palmiro Togliatti che minimizzava un fatto di corruzione politica avvenuto a Cattolica e denunciato proprio da Conti.

Dopo l’espulsione dal Pci, fu presidente della Cooperativa dei macellai della Valconca dal 1971 al 1997. Rientrò poi nel Pci e divenne segretario della sezione Gramsci per altri dieci anni. Nel 1979 fu chiamato alla Camera del Lavoro. L’esperienza in Cgil durò per tutti gli anni ottanta e novanta, ricoprendo diversi incarichi.

Dai primi anni ’90, con il sindaco Gianfranco Micucci, fu referente del Comune di Cattolica per l’organizzazione di eventi musicali, in particolare dedicati alla lirica, di cui fu fervente cultore. Sempre attento ai cambiamenti nella sua città, fu tra i promotori dell’Arcobaleno, aggregazione che diede una vera e propria “scossa” alla vita politica cittadina.

Il ricordo

Silvia Marcolini, che con Conti scrisse “Breve storia del melodramma”, “L’altra faccia dell’Italia, nel racconto di Walter Audisio” e “Storia di una staffetta”, ricorda come le dicesse che «quando una persona se ne va, la parte di storia che ha vissuto, il racconto di sé, delle cose importanti, a lui care, devono essere raccontate, condivise, tramandate, perché l’esperienza di uno possa assumere un significato per tanti». Un proposito che Conti è riuscito a concretizzare prima che anche per lui, arrivasse, come scrisse nelle sue memorie, «la notte che non ha mattino».

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