Sport e violenza, il presidente dell’Osservatorio: “A Bellaria una strage sfiorata, ecco come si svolge il nostro lavoro”

In un anno, dall’1 gennaio alla fine di dicembre 2024, quindi in due parziali campionati, si sono verificate 207 partite con feriti per scontri che hanno visto tifosi protagonisti, 177 feriti sono appartenenti alle forze dell’ordine. Nel 2025, nei soli primi due mesi, siamo già a 48 feriti di cui 25 tra poliziotti e carabinieri. Ogni settimana in migliaia di loro sono impiegati per la sicurezza negli stadi. A Rimini si va da 50 agenti per il calcio a 30 per il basket. Soppesare il rischio di una partita o di un evento è materia dell’Osservatorio per lo sport.

«Noi valutiamo i rischi di incidenti in occasione di manifestazioni sportive, ad iniziare dal calcio. Valutiamo quindi i rinforzi da mandare ai questori italiani e la predisposizione di misure organizzative che poi vengono notificate alle squadre». A spiegare il fondamentale ruolo dell’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive, è il suo stesso presidente, Maurizio Improta Dirigente Generale di Pubblica Sicurezza intervistato dal Corriere Romagna per chiarire cosa si intenda per “sicurezza”, visti anche i recenti episodi accaduti in provincia di Rimini. E allora è bene chiarire che dal 2005 l’Osservatorio - istituito presso il Ministero dell’Interno (a cui prendono parte i delegati delle leghe A,B,C e dilettanti oltre al Coni alla Procura Federale e alla Fgc) - è uno dei più autorevoli organi di consulenza tecnico-amministrativa a livello nazionale per lo studio e l’elaborazione di progetti, misure organizzative e di contrasto ai fenomeni di violenza, in occasione di tutte le manifestazioni sportive.

Presidente Improta quali sono le misure organizzative che vengono comunicate ai club e alle associazioni sportive?

«Si va ad esempio all’organizzazione dei settori solo per gli ospiti, alla tessera fidelity, quella che prima era la tessera del tifoso, e anche all’individuazione di attività rafforzate del filtraggio e pre-filtraggio per l’accesso agli stadi e ai palazzetti».

L’Osservatorio che lei presiede quindi è uno strumento che va oltre il rilievo statistico?

«L’Osservatorio guarda, ascolta e valuta tutte le segnalazione che arrivano da tutte le questure di Italia. Noi trattiamo tutte le partite dalla serie A all’ultima categoria dei dilettanti. Facciamo un esempio: quando le questure ci indicano problematiche di una certa gravità, per cui si consiglia il divieto di vendita biglietti per i tifosi ospiti, l’Osservatorio rimanda la decisione del divieto di vendita ad un organismo superiore di cui faccio parte, che è il Comitato di analisi strategica per le manifestazioni sportive. Questo, a sua volta, suggerisce ai prefetti interessati il divieto di vendita di biglietti alle tifoserie ospiti. Quando poi al prefetto arrivano tali indicazioni le fa proprie ed emette l’ordinanza che viene notificata alla squadre interessate e alla questura. Noi siamo quindi un punto di contatto di tutte le questure, valutiamo i rischi e sulla base di quello che ci dicono le questure».

Di recente ad alcune squadre romagnole è stata vietata la vendita di biglietti alle tifoserie in trasferta

«Sì è successo che la Prefettura di Pesaro ha vietato la trasferta ai tifosi di Rimini per il derby, oppure ancora più recente il divieto alla trasferta dei tifosi del Cesena a Cremona, perché ci siamo resi conto che un fenomeno crescente è quello della sovrapposizione di alcune frange di tifoserie che non seguono solo la squadra di calcio ma anche quella di basket della stessa città».

Vietare la vendita di biglietti alle tifoserie è una misura adeguata?

«è prima di tutto una misura che ci consente di gestire la movimentazione ed evitare incroci lungo la strada con altre tifoserie con le quali ci sono rivalità. Ad esempio la settimana scorsa una parte della tifoseria della Lucchese si è incrociata con quella del Perugia, entrambe dirette in Liguria per due partite differenti, che hanno dato vita a scontri lungo l’autostrada all’altezza di Viareggio bloccando la circolazione stradale, una volta finite le attività investigative, il ministro dell’Interno dopo la nostra istruttoria, ha emesso un decreto di divieto di vendita di biglietti per tutte le trasferte di entrambe le tifoserie per i prossimi 4 mesi. Noi cerchiamo di evitare queste situazioni che creano problemi ai cittadini».

E per quei fatti che pur motivati dalla tifoserie accadono fuori dai campi e dai palazzetti? Il 2 novembre scorso a Bellaria c’è stato l’assalto ai tifosi del Cesena calcio da parte di 13 giovani identificati da carabinieri e polizia di Stato, con altrettanti daspo per un totale di 56 anni.

«Si tratta di quei fenomeni legati alla movimentazione delle tifoserie ed è quella che sta creando più problemi e su cui noi interveniamo appunto con misure organizzative a tutela di chi lo sport vuole viverlo in serenità e sicurezza. Dobbiamo tutelare ordine pubblico e sicurezza degli altri. L’osservatorio ha definito Brescia-Cesena “gara con profili di rischio” per cui è stata prevista la misura della vendita solo ai tifosi con la tessera fidelity. Questo per impedire che accada quello che è successo 15 giorni fa quando lungo il tragitto per Reggio Emilia, tifosi hanno devastato un vagone alla stazione di Bologna».

Spesso queste misure non vengono prese bene dalle società sportive ma neanche dalle città stesse

«Purtroppo lo sport si è trasformato in alcuni casi in un’arena di scontro. E se non ci fossero queste nostre misure avremmo ben altri problemi lungo i percorsi stradali, ferroviari e negli stadi. In Italia ci sono 300mila tifosi fidelizzati, con una sorta di patto tra il tifoso e la società, perché quindi considerarla ancora un’esagerazione?»

Ma tornando all’assalto a Bellaria quello che è successo pare comunque gravissimo ed è in corso una complessa indagine penale.

«Quello che è successo poteva essere una strage. Si sono rischiate molte vite quella sera. Dopodiché lo scontro si è poi trasferito su un campo di terza categoria per darsele ancora, è un atteggiamento da far west dove il torto sportivo si ripaga allo stesso modo, esaltando la violenza. E uno Stato democratico non lo può consentire. Va salvaguardata la sicurezza di tutti».

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