Ravenna, scontri nel calcio di Prima categoria, respinti i ricorsi al Tar per i Daspo: “Corretto l’operato del questore”

«L’ampia motivazione addotta dal questore (Lucio Pennella, ndr) a sostegno del Daspo qui contestato è in linea con i principi che regolano la materia e dimostra l’effettuazione di un’approfondita disamina della fattispecie, all’esito di una adeguata istruttoria. Il provvedimento rappresenta il corretto esercizio del potere discrezionale rimesso dalla legge all’autorità di pubblica sicurezza e si sottrae alle censure dedotte in ricorso che devono giudicarsi infondate». Così il Tar di Bologna ha rigettato il ricorso presentato da uno degli ultras che lo scorso 15 settembre - stando alle indagini di carabinieri e Digos - si rese protagonista degli scontri scoppiati a San Pancrazio, tra tifosi della squadra locale e quelli del Bagnacavallo durante una partita del campionato di Prima categoria.

Gli scontri

Le immagini di quella violenza, scoppiata ai margini di una gara tra dilettanti, fecero il giro del web. Due le persone che rimasero ferite, una delle quali venne anche ricoverata all’ospedale di Ravenna per fortuna con una prognosi di media gravità. Furono nove invece le persone identificate e denunciate alla Procura. Stando alla ricostruzione degli inquirenti, quella domenica i tifosi del Bagnacavallo si scontrarono con quelli del San Pancrazio, con questi ultimi che dalla loro tribuna cercarono di raggiungere gli ospiti radunati dietro una delle due porte. Lo scontro, con sassi e bastoni, avvenne però a metà strada davanti agli occhi degli altri spettatori, tra cui molti bambini.

L’intervento immediato delle forze dell’ordine - sul posto c’erano casualmente anche dei carabinieri fuori servizio - evitò il peggio.

Subito dopo aver sedato gli scontri, polizia e carabinieri sequestrarono anche diverso materiale (sassi, spranghe e catene) che lasciò presupporre anche una premeditazione.

La mano dura del questore non si fece attendere e, una volta ultimate le identificazioni da parte della Digos, furono emessi nove Daspo (acronimo di divieto di accedere alle manifestazioni sportive) per ragazzi di un’età compresa tra i 20 e i 24 anni, con l’eccezione di un 37enne. Uno di loro, difeso dall’avvocato Francesco Barone, ha però impugnato il provvedimento che gli impedisce non solo di assistere a eventi sportivi, ma anche di essere nelle vicinanze di stadi quattro ore prima delle gare e due ore dopo il triplice fischio finale sia in Italia che all’estero.

Secondo il legale del tifoso “daspato”, il provvedimento del questore sarebbe stato sproporzionato e senza un’adeguata motivazione nei confronti di una persona che si sarebbe limitato a difendersi.

Di parere diametralmente opposto il Tar. Le 14 pagine della sentenza, scritta dal giudice estensore Paolo Carpentieri, sembrano infatti avallare in toto le scelte fatte dalla Questura ravennate.

I giudici ricordano infatti come il Daspo sia una misura che si fonda sull’ampia discrezionalità dell’autorità e che va ad agire «non solo nel caso di accertata lesione, ma anche in evidente ottica di prevenzione». Nel suo ricorso il tifoso evidenziava inoltre come non ci fosse prova del fatto che avesse commesso atti di violenza. nonostante le immagini che lo riprendevano con il volto travisato e una cintura in mano. Cosa che invece per i giudici «costituisce senza dubbio alcuno un fatto di partecipazione attiva agli scontri».

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