“Ho 79 anni, sono nato a Boncellino e morirò qui: non me ne vado”, la delocalizzazione dopo l’alluvione divide i pareri
«Io qui ci sono nato e ci morirò. Non me ne andrò mai».
A dirlo, con determinazione e sarcasmo, è Aliero Zini, che da ben 79 anni vive in una casa a Boncellino quasi incastonata nell’argine del fiume Lamone, un centinaio di metri più avanti da quel tanto odiato ponte ferroviario a ridosso del quale nel maggio 2023 tutto si sgretolò dando il via alla devastazione di una parte della piccola frazione bagnacavallese.
Anche qui infatti l’annuncio dell’imminente ordinanza regionale sulle delocalizzazioni ha un po’ spiazzato chi ancora abita in quei terreni. Anche perché sono davvero in tanti a costeggiare quell’argine e d’altronde il nome di quella strada non ha bisogno di interpretazioni: via Sottofiume.
«Noi fortunatamente in casa non siamo stati invasi dal fango – racconta Zini, che insieme a moglie e famiglia continua a lavorare nell’omonima azienda agricola – però ogni volta che passa la piena qui c’è sempre da stare in ansia. Ma i soldi devono spenderli per pulire il fiume dagli alberi e magari dragarlo. E comunque tutta la mia vita è qui, ed è così per il lavoro, quindi se anche ci fosse la possibilità io non me ne andrei».
Non tutti però la pensano così. E un bel “comprensibilmente” andrebbe aggiunto per chi, come è accaduto proprio a Boncellino, non è mai stato risparmiato dalle tre alluvioni che nell’arco di neanche un anno e mezzo hanno devastato il territorio.