Ostrica piatta, da Riccione a Casteldimezzo in Adriatico si ricostruiscono i reef GALLERY

RIMINI. Davanti alla coste romagnole c’è un tesoro da preservare. Non è nascosto dentro un forziere ma è disteso sul fondale, a una distanza che di solito va dalle 4 alle 8 miglia. Parliamo dell’ostrica piatta, una specie autoctona dell’Adriatico, molto pregiata. Grazie a un finanziamento dell’Unione Europea, l’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) ha avviato un importante progetto di ripristino che interessa cinque regioni: Friuli Venezia-Giulia, Veneto, Emilia-Romagna, Marche e Abruzzo. Il piano (20 milioni di euro di investimento) prevede l’immissione di adulti riproduttori (sia raccolti con pesca sostenibile sia allevati) e la posa sui fondali di substrati favorevoli all’attecchimento delle nuove ostriche per la formazione del banco. Il progetto finanziato dal Pnrr è inserito nelle iniziative del Mer (Marine Ecosystem Restoration). La Cooperativa Mare di Cattolica ha completato, da Trieste a Teramo, il lavoro di valutazione della presenza e distribuzione delle larve emesse in mare dalla popolazione selvatica. Così come sono stati raccolti campioni in dieci siti dell’Adriatico per la caratterizzazione dei banchi naturali residui e la valutazione del loro stato di salute in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico sperimentale delle Venezie a Legnaro (Padova).

Lo schiuditoio

Nel frattempo, allo schiuditoio Naturedulis di Goro, si procede con la riproduzione controllata di ostrica piatta attraverso tecniche di acquacoltura. Gli esemplari originari sono provenienti da banchi naturali dell’alto e medio Adriatico e i parchi riproduttori sono stati certificati dal punto di vista sanitario. In soli tre mesi sono state già ottenute 300mila larve alimentate con diversi ceppi di microalghe prodotte nello stesso schiuditoio. In giugno le ostriche che avranno raggiunto la taglia minima di circa sessanta millimetri saranno trasferite nei siti marino-costieri idonei per l’allevamento e da qui, dopo un anno, saranno trasferiti nei siti off-shore di ripristino dei letti a ostriche.

Ecco dove si interviene

Nelle scorse settimane l’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie ha lavorato davanti a Riccione per la caratterizzazione di quel sito (e tornerà in questi giorni): le cosiddette piramidi, poste a due miglia dalla costa in un’area di tutela biologica. Oltre a questo sono sei i siti interessati dal progetto. Partendo da nord e a distanza variabile dalla terraferma: Lignano Sabbiadoro, Chioggia, Porto Tolle, Casteldimezzo (fra Cattolica e Pesaro), Porto Recanati, Cologna (nella zona del Teramano). Ricostruire i reef di ostriche ha una valenza ambientale ma anche storica e potrà averla anche di natura commerciale perché potrebbe avere effetti sull’acquacoltura e sulla pesca. Già nel 1.500 si segnalavano questi muretti alti fino a 50 centimetri adagiati sul fondo del mare a poche centinaia di metri o addirittura a miglia di distanza dalla costa, dove spesso finivano le reti dei pescatori.

Il progetto in corso prevede interventi dai 10 ai 30 metri di profondità. Su ogni sito saranno posizionate pietre calcaree o conchiglie o materiale ricoperto di conchiglia di ostrica. Le ostriche saranno posizionate su telai metallici in modo da essere protette dai predatori (come i granchi, per esempio). Questa fase si dovrebbe concludere nel giugno 2025 e l’anno successivo ci saranno gli interventi di consolidamento. Per dare un’idea delle dimensioni, ogni sito (che misurerà all’incirca 200 metri per 200. «Le risorse sfruttate in modo sostenibile», spiega Saša Raicevich, primo ricercatore, responsabile dell’area pesca sostenibile, uno dei coordinatori del progetto, «sono anche più redditizie e resistenti ai cambiamenti ambientali».

Gli altri progetti

Progetti relativi alle ostriche, ma non inseriti nel progetto di cui parlavamo prima, sono in atto anche in altre zone dell’Emilia-Romagna. A Goro ci sono alcuni impianti per la produzione di ostriche bivalvi che sono stati sviluppati dopo che gli allevatori di cozze se ne ritrovarono casualmente degli esemplari nei filari. Nei pressi di Lido di Dante, invece, è localizzato il progetto che prevede la realizzazione di una scogliera sommersa per proteggere la costa ma che vuole anche sviluppare la presenza di ostriche, in questo caso piatta.

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