I 90 anni di Cino Ricci: «La cosa di cui sono più orgoglioso? Aver battuto gli inglesi» GALLERY
RAVENNA. Imprenditore edile, skipper, organizzatore di eventi, giornalista, vignaiolo... Cino Ricci, che mercoledì 4 settembre ha compiuto 90 anni, ha affrontato la vita armato di tanta curiosità, con spirito di avventura e voglia di primeggiare. è considerato il papà dei velisti italiani e per molti versi un simbolo della Romagna. Ha iniziato ad andare a vela da bambino con i pescatori di Cervia e per migliorarsi è andato in Bretagna, in Inghilterra e persino sui laghi americani per confrontarsi con i velisti migliori Ha preso parte alla regata del Fastnet del 1979 quando una tempesta provocò la morte di 15 velisti con 20 barche affondate. Nel 1983, dopo aver convinto il patron della Fiat Gianni Agnelli, ha portato per la prima volta l’Italia in America’s Cup ed è così passato alla storia come lo skipper di Azzurra. Ha organizzato per tanti anni il Giro d’Italia a vela. Ha commentato le regate di Coppa America in televisione.
Cino, arrivato a 90 anni hai finalmente capito chi sei? Quale è stata la molla che ti ha fatto fare tutto questo?
«è stata sicuramente la curiosità e poi la voglia di misurarsi, di andare sempre più in là... Come hanno fatto tutti gli uomini di questo pianeta. Sennò chi glielo faceva di attraversare lo Stretto di Bering quando era ghiacciato oppure di scendere fino a Capo Horn...Io ho sempre avuto la voglia di avventura e dell’emozione. Dentro di me avevo il desiderio di vedere qualcosa di diverso, di misurarmi con i migliori. L’ho letto su un testo greco: meglio essere il peggiore dei migliori che il migliore dei peggiori. Il mio motto è sempre stato quello».
E gli incontri non sono stati importanti?
«Certo! Ho incontrato persone che mi hanno dato tanto. Ci voleva del coraggio per andare da uomini molto lontani dal mio ceto sociale a chiedere soldi per divertirmi, come è successo con Gianni Agnelli o altri finanziatori. Ma io ho vissuto la mia vita dormendo insieme ai pescatori o nella stessa baracca dei miei operai, parlando con loro in dialetto e mangiando con loro nella mensa, quando avevo l’impresa edile. Sì, perché io la vela agonistica l’ho iniziata quando ero già grande e ho sempre vissuto la vela come un gioco. Gli americani ci hanno provato a farmela diventare un lavoro ma gli ho detto: siete matti!».
Nato a Rimini da genitori forlivesi, svezzato in mare dai pescatori di Cervia, residente a Ravenna ma con un terreno che fa il vino sulle colline di Predappio... dentro di te c’è tutta la Romagna...
«Sì, sono romagnolo fino alla punta delle unghie dei piedi. C’è stato un momento in cui si spingeva per fare la Regione Romagna. Ci ho provato anch’io ma non siamo stati abbastanza forti. L’Emilia non c’entra niente con noi».
Quante telefonate in questi giorni per il tuo compleanno?
«E chi le conta? Quasi quasi faccio un partito! Mi ha fatto molto piacere, alcuni amici sono venuti a trovarmi persino da Tolmezzo...”.
La cosa di cui sei più orgoglioso fatta in questi 90 anni?
«Non so se si può dire... Ma sì... aver battuto gli inglesi più volte perché nei confronti dell’Italia hanno sempre avuto un atteggiamento altezzoso. Si consideravano i padroni del mare. Ma alla Middle Sea Race del 1971 abbiamo battuto la barca della loro marina e la foto del nostro Comet 910 è ancora attaccata sulle pareti della segreteria del Royal Malta Yacht Club (prima in tempo compensato, con i suoi 9,10 metri di lunghezza la più piccola vincitrice della storia della regata, ndr). A Malta ci volevano bene perché in quegli anni stavano ottenendo la loro autonomia. Persino gli spazzini, al mattino dopo la cerimonia di premiazione, vennero a fare festa con noi. E comunque li ho battuti tante volte ma il bilancio non è ancora in pari. Che vuoi fare... la vita è fatta di tanti episodi: scelte azzeccate e colpi di fortuna».
Dagli Stati Uniti alla Francia, dall’Inghilterra all’Australia... sei stato in tanti posti del mondo, in quale ti sei trovato più a casa?
«In nessuno perché non c’è nessun posto in cui mi posso sentire come a casa se non al mio podere Il Sassetto a San Savino di Predappio. Io ho girato il mondo ma quello è il mio posto. E meglio dell’Italia non c’è niente. Ti puoi infilare anche in posti non reclamizzati e trovi cose stupende. Bene, la Romagna è una perla all’interno dell’Italia e ne sono sicuro, fra poco diventerà come la Toscana perché la gente sta finalmente cominciando ad apprezzare anche il suo interno. I posti sono belli, si sta bene e con la gente dopo due giorni di diventi amico».
L’Italia del mare sta vivendo un periodo d’oro: medaglie d’oro alle Olimpiadi, Luna Rossa che va forte all’America’s Cup, l’industria nautica che cresce ed è leader nel mondo. Siamo il popolo della Terra più legato al mare?
«Gli italiani se si impegnano riescono bene dappertutto. Non avrei mai pensato, per esempio, di vedere vincere la medaglia d’oro alle Olimpiadi nei 100 metri piani e nella staffetta 4x100. Non ci avrei mai pensato. Nemmeno in mille anni. E invece è successo».