Granchio blu, il Commissario spiega il Piano di Intervento: «Campagna di cattura più incisiva e possiamo contenere la diffusione della specie»
RIMINI. Entro la fine del mese il Commissario straordinario presenterà il Piano di intervento per contrastare il fenomeno del granchio blu. Enrico Caterino, in passato prefetto di Rovigo e di Ravenna, si occupa del problema da agosto e in questi mesi si è confrontato con le aziende e le realtà territoriali più colpite, ha raccolto informazioni e ricerche anche dall’estero. Nei giorni scorsi ha partecipato a un workshop a Ecomondo di Rimini.
Commissario, in questi mesi ha avuto modo di effettuare una ricognizione sul fenomeno, quali sono gli ambiti più colpiti?
«Intanto devo dire che in questo periodo ho avuto il supporto (anche logistico) delle prefetture di Rovigo e Ferrara e il supporto dei tecnici dell’Ispra, del Cnr e del Crea. Sono stati organizzati incontri con operatori della pesca ed enti locali, con le tre regioni più coinvolte (Friuli Venezia Giulia, Veneto ed Emilia-Romagna) e ho acquisito dati e informazioni. I danni sono presenti un po’ ovunque ma se parliamo di vongole sappiamo che nel Polesine c’è il 90 per cento della produzione nazionale. Gli allevamenti sono stati di fatto devastati dall’azione del granchio blu. Ma ci sono altri fattori: il cambiamento climatico con l’aumento della temperatura delle acque (nel Mediterraneo si è registrato il 20% in più rispetto agli altri mari), la salinità, la mucillagine... si è verificata la cosiddetta “tempesta perfetta”. Le zone più colpite sono quella del Delta del Po. Ma il problema c’è in varie zone d’Italia, sì anche in Romagna... anche se non c’è la criticità rilevata nelle province di Ferrara e Rovigo».
Quanti sono i soldi finora stanziati dal Governo?
«Sono stati utilizzati più fondi. Un primo stanziamento di 2,9 milioni ad agosto 2023 per le imprese che si sono attivate per la cattura e lo smaltimento della specie. Il Governo ha coperto poi con le risorse tutte le domande di ristoro presentate dai pescatori che ammontano a 37 milioni di euro a livello nazionale. Una prima tranche è già stata liquidata. Poi c’è il fondo della legge 102 che va ripartito fra agricoltura e pesca dal quale si potrà attingere e si sta cercando di andare incontro al problema dei contributi Inps con una sospensione per venire incontro alle esigenze dei pescatori colpiti da questa crisi, un po’ come avvenne per il Covid».
A che punto è il Piano di intervento statale: quali sono i tempi e le strategie?
«Il Piano di intervento è previsto dal dl che ha istituito il commissario straordinario per il granchio blu e ci sono dei passaggi che vincolano l’azione del commissario: tutela e salvaguardia della biodiversità (gli allevamenti di bivalvi), porre in essere tutte le iniziative per la cattura delle specie anche con sperimentazione di attrezzature nuove o miglioramenti rispetto a quelle già usate».
In che modo?
«Oggi per lo più si utilizzano le nasse, molto efficaci a detta dei pescatori, ma dipende dalle aree e dalle imbarcazioni. Noi provvederemo a fare una campagna più incisiva di cattura. Stiamo aspettando le proposte tecniche dei pescatori. Ma abbiamo fatto anche incontri con operatori stranieri e altri imprenditori che lavorano con il granchio blu all’estero dove il fenomeno è presente da più tempo».
Qualche esempio?
«Hanno una nassa con una gabbietta all’interno dove si mette il maschio che fa da esca per la femmina. Un sistema sperimentato da anni negli Stati Uniti ma anche lungo le coste della Turchia o della Tunisia».
Si ipotizza anche l’uso di recinzioni?
«I pescatori hanno tentato già di salvaguardare con queste recinzioni, reti metalliche o teli di protezione, i molluschi nella parte iniziale. In alcuni casi è stata efficace, in altri no, perché dipende dalla profondità del fondale. Dove è alto la rete non tiene. Ma si valutano anche altri sistemi».
Quando sarà presentato il Piano di intervento?
«Spero di presentarlo già entro questo mese. Poi va sottoposto all’approvazione e alla firma del Ministero dell’Agricoltura e del Ministero dell’Ambiente. Una volta approvato possiamo dare attuazione alle misure che sono state inserite al suo interno utilizzando le risorse a disposizione del commissario, previste in 10 milioni di euro in tre anni».
Nel 2025 cosa vi aspettate?
«Ci sono tante ricerche e tanti studi. Ci sono dei dati che stiamo esaminando. Però di certezze non ce ne sono. Molto dipende dalle aree, dal clima e da alcuni eventi che possono compromettere o incentivare la diffusione del granchio. Per esempio gli eventi alluvionali avuti in Romagna non aiutano perché portano a un abbassamento della salinità delle acque che incide sugli allevamenti di bivalvi e sulle specie native ma probabilmente non incide sul granchio blu perché resiste a questi cambiamenti di salinità. Ma se diamo attuazione a questo piano, con periodi in cui mettiamo in atto una campagna selettiva sulle femmine, probabilmente possiamo contenere la diffusione della specie».
Ci vorrebbe un inverno freddo...
«Sì, sarebbe una speranza. Ma non possiamo farci affidamento perché ormai la tendenza è all’aumento delle temperature a livello mondiale e noi nel Mediterraneo soffriamo di più».
Su quali altri percorsi vi state muovendo?
«Non stiamo sottovalutando la possibilità di commercializzare questo granchio con imprenditori interessati a creare delle filiere di lavorazione e trasformazione (c’è anche l’esempio della start up riminese che esporta negli Usa) ma si lavora anche sulla diversificazione delle produzioni in acquacoltura spostandosi anche su altre specie, senza per questo abbandonare il settore primario, cioè quello della vongole».
Intende per esempio le ostriche?
«Sì, anche le ostriche. Sono molto resistenti ai cambiamenti climatici e agli attacchi dei granchi. è vero che i granchi si abituano agli ambienti ma ci sono dei sistemi di protezione delle ostriche con contenitori che resistono sicuramente agli attacchi del granchio blu. A Goro si sta sperimentando questa opportunità e spero si faccia anche in altre zone fermo restando che gli allevamenti di vongole vanno ripristinati perché in molte zone sono la priorità».