Fotografia, sul mare alla ricerca di libertà e avventura: Martina Orsini al Club Nautico Rimini
Stasera, alle 21, al Club Nautico Rimini, piazzale Boscovich, incontro con Martina Orsini, 33 anni, fotografa ufficiale della Fiv, vincitrice del premio Mirabaud Yacht Racing Forum Award 2019 con la foto di un giovane velista mentre affronta un’onda. La serata ha come titolo “Fotografare il mare: alla ricerca di libertà e avventura”.
Come si fotografa il mare? Quale differenza c’è con gli altri scenari nei quali lavora il fotografo?
«Come fotografa nasco dal reportage ma ho avuto la fortuna di entrare nel mondo nautico anche perché sono velista sin da bambina. Per la mia esperienza quindi posso dire che, certo, serve una buona conoscenza di base, quella tecnica. Ma serve anche la conoscenza di ciò che si fotografa. Nel mio caso la vela (non potrei fare la stessa cosa nell’equitazione…). Quindi, bisogna leggere il campo di regata come sanno fare i velisti per sapere dove ci saranno le immagini più spettacolari. Io lavoro molto con barche “foilanti” che si muovono diversamente dalle barche classiche. Perciò devo conoscere le loro caratteristiche».
Le cose che più fotografa?
«Soprattutto le barche in azione. Ma siccome sono una reportagista cerco anche l’aspetto umano: i volti, le espressioni o cosa c’è nella preparazione della regata…. Col mio lavoro seguo la squadra olimpica nella preparazione, negli allenamenti in palestra, curo il backstage… La stessa cosa faccio anche quando devo fare i ritratti di velisti famosi. Cerco di cogliere la loro anima…»
Chi per esempio?
«Checco Bruni, Tom Slingsby, Paul Goodison, Peter Burling, Giancarlo Pedote, Ambrogio Beccaria, Franck Cammas, Jean Pierre Dick…».
Il lavoro che le è piaciuto di più?
«Sono quelli nei quali anch’io sono a bordo, rendo con l’immagine quello che vivo, quello che provo. L’ultimo è stato una regata su un’Imoca 60 con Giancarlo Pedote, la Défi Azimut, in Bretagna: 4 giorni di regata che prevedono anche una prova di 48 ore in mare. Ho fatto l’onboard reporter».
Libertà e avventura sono concetti ancora attuali? E dove sono rimasti questi spazi?
«Ho provato a lavorare chiusa in un ufficio o in una redazione ma non ce la faccio. Così mi sono lanciata in un lavoro che era un’incognita. Ci ho creduto e sono riuscita a combinare due passioni: la fotografia (che per me è legata al tema del viaggio) e il mare (che mi dà l’idea del viaggio in libertà, senza confini). Ho iniziato 8 anni fa e da tre sono riuscita a far diventare questa mia passione il mio lavoro. Per questo parlo di avventura e libertà. Libertà, perché sono uscita dall’abitudine, dalla routine… Avventura, perché nel mio lavoro ti può capitare di fare una Middle Sea Race con oltre 40 nodi di vento e onde di 4-5 metri. Quindi sì… libertà e avventura esistono ancora»