Due cuori e una cerata, lasciano il lavoro e partono in "barcastop"

Nel 2019 c’è ancora spazio per i sogni, l’avventura, il romanticismo? La storia di Elisa e Renè sembra fatta apposta per dimostrarlo. Due vite normali e poi all’improvviso la decisione: girare il mondo in barcastop e raccontare le esperienze vissute in un blog: “Due cuori e una cerata” ( https://duecuorieunacerata.com/ )
Elisa Fustini ha 43 anni ed è bolognese. Laurea in Medicina e Chirurgia con 110 e lode. Prima di maturare la decisione è medico internista e lavora all’ospedale di Pesaro dove è responsabile del reparto ospedaliero nell’ambito dell’emergenza-urgenza. Renato Tartarini, ha 53 anni ed è di Pieve di Cento (Bo). Appassionato di mare e di vela. Un anno e mezzo fa lascia il posto fisso come gerente di un negozio di pitture e si imbarca sullo yacht d’epoca “Coch Y Bondhu”, la barca dell’armatore riminese Paolo Zangheri, per il progetto legato alla regata Panerai Transat Classic 2019.
La regata vittoriosa
I due si conoscono durante un corso di vela tenuto dal Circolo Velico Riminese. Renè è aiuto-istruttore. Elisa un’allieva. «Ci siamo innamorati e in pochissimi giorni ci siamo trovati a condividere un tetto da perfetti sconosciuti!». Ma il progetto con “Coch y Bondhu” va avanti. Prima della regata c’è da fare il trasferimento. Elisa raggiunge Renè per tre giorni a Cadice, sulla costa atlantica spagnola, per dieci giorni a Lanzarote, per un paio di settimane tra Martinica e Grenadine. In mezzo ci sta la vittoria della regata e in parallelo matura anche in Elisa la convinzione di voler cambiare vita.
Voglia di libertà
È così che si arriva alla decisione. Elisa si licenzia da un lavoro che comunque ama («Il più bello del mondo»): il 21 ottobre la festa di saluto con i colleghi, il 23 sale insieme a Renè sull’aereo che li porta a Lanzarote con lo stretto necessario alla nuova vita. “Le persone sono ricche in proporzione al numero di cose a cui possono permettersi di rinunciare”, questa la frase di Davide Henry Thoreau che si legge sul blog. E loro si portano dietro solo 10 chili di bagaglio a testa. Si comincia. I primi bordi della nuova vita sono alle Canarie. Questa settimana invece è prevista la partenza per Capo Verde prima di andare ai Caraibi. Il blog parla del loro viaggio come un mezzo «per riprogrammarsi un nuovo stile di vita, più libera, un po’ meno calcolata e possibilmente più vera, potendo usufruire del nostro tempo. Siamo novizi del “downshifter”, lo stile di vita del letterale “scalare una marcia”: rinunciare ad un sistema preconfezionato di lavoro sicuro o di carriera ed a zero tempo per sé, in cambio proprio del tempo e della libertà».
Il corso iniziato per caso
Ma come nasce una cosa del genere? Come in ogni storia che si rispetti a un certo punto interviene il caso, il destino, come in un romanzo di Joseph Conrad. E il destino ha le sembianze di Federica, un’amica di Elisa. La convince a iscriversi a un corso di avvicinamento alla vela. «Sì, è stato un caso. Io ero dubbiosa. Lavoravo fino a tardi a Pesaro. Vado? Non vado? Pensavo di non farcela. La prima sera sono arrivata in ritardo di un’ora. Poi pian piano ho capito che potevo farlo e che mi piaceva, specialmente la parte pratica, in mare». Era il marzo del 2018.
Più lungo il rapporto di René col mare. «Nella mia vita ho fatto tanti lavori. Giunto a Rimini nel 2003, ho iniziato ad andare in mare con la guardia costiera ausiliaria. Mi è piaciuto. Ho preso la patente nautica e ho iniziato a dare una mano al Circolo Velico Riminese ai corsi di vela. Certo, viaggiare mi è sempre piaciuto, ma quando mi si è presentata l’occasione del progetto di Coch y Bondhu mi sono licenziato, poi, quando ho visto ai Caraibi quanta gente fa questo tipo di vita… parlandone con Elisa è maturata la voglia di farlo…»
I modi per imbarcarsi
Come si trova l’imbarco? «Noi siamo pronti anche a trovare l’imbarco girando in banchina», spiega Renè, «ma abbiamo messo anche degli annunci sul web e soprattutto nell’ultimo anno ho conosciuto tante persone che navigano e hanno bisogno di una mano. A Gran Canaria siamo andati con un amico e abbiamo assistito alla partenza della seconda tappa della MiniTransat. Un altro amico ci ha messi in contatto con un armatore suo amico che vuole andare ai Caraibi passando da Capo Verde e ora siamo a bordo della sua barca in procinto di salpare».
Imbarcarsi alla pari o essere retribuiti per il trasferimento di una barca… al momento per Elisa e Renè non fa molta differenza. Al primo posto il feeling con le persone con le quali si deve navigare, come il modello di barca sulla quale sono adesso, un Feeling 48,6… «Sì, vogliamo realizzare il nostro sogno di viaggiare», aggiunge Elisa, «ma siamo anche dei privilegiati perché sappiamo che quando volessimo smettere potremmo fermarci e tornare a lavorare. Il nostro non è un salto nel buio. Non siamo dei ragazzi. Siamo adulti e questa scelta la facciamo dopo aver raggiunto una solidità personale e professionale. Insomma abbiamo una nostra base solida» . «Tutti e due lavoravamo tantissimo», aggiunge Renè, «ed eravamo oppressi dagli schemi nei quali ci vuole rinchiudere la società. Vogliamo dimostrare che i sogni si possono realizzare o almeno ci si può provare».

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