Uno prova a smettere, ma niente da fare: il Padel crea dipendenza

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C’è una scena di Trainspotting, film iconico e irrinunciabile degli anni ’90, in cui il protagonista Mark Renton organizza nei minimi dettagli il suo piano per disintossicarsi dalla droga: si procura cibo in scatola, medicine, passatempi e poi chiude la sua porta con due assi di legno inchiodate per impedire a se stesso di scappare. Nella scena successiva quelle assi sono divelte a terra e lui è già a spasso per Edimburgo a cercare nuovo sostentamento. Sembra difficile a dirsi ma mi è successa la stessa identica cosa con il Padel. 

Premessa: ho 30 anni e mi ritengo molto in forma, da quando mi sono appassionato al Padel ho ricominciato a stare attento all’alimentazione, all’alcol e alle sigarette e mi sono sentito di nuovo un atleta (la percezione a volte è molto distante dalla realtà). Nel fine settimana del 24 e 25 aprile mi sono iscritto a un torneo TPRA nel Circolo in cui sono tesserato, con la pressione e l’ambizione di fare bella figura davanti a tutti. E devo dire che così è stato, perdendo solo in semifinale insieme al mio fido compagno. Il problema è stato il calendario: domenica 25 ho giocato sedicesimi di finale alle 8, gli ottavi alle 10 poi pranzo con polpettone e acqua minerale, quarti alle 14 e semifinale alle 16. Se avessi giocato la finale, sarei sceso in campo subito. Sono stato felice, una giornata bellissima (non so se la mia fidanzata è d’accordo, ma questa è un’altra storia) e anche contento del livello di gioco che siamo riusciti a mettere in campo. Il problema è stata la mattina dopo. 

Al risveglio avevo male dalla punta dei piedi fino alla cima dei capelli, un indolenzimento diffuso per tutto il corpo e una stanchezza incredibile. Quando mi sono alzato dal letto per andare a fare colazione e prepararmi ad uscire, sembravo Ronaldo il fenomeno mentre scendeva la scaletta dell’aereo al ritorno da Francia ’98. È stato in quell’istante che ho deciso che mi sarei preso una settimana di pausa, un po’ di relax dal Padel, per riposarmi e ricaricare le pile. Lo credevo necessario, ho silenziato tutti i gruppi whatsapp degli amici padelisti, l’ho annunciato trionfante e mi sono imposto astinenza da bandeja e vibora. 

Fino al mercoledì. 

Ho resistito esattamente due giorni, neanche un‘ora di più. Il Padel è così, crea dipendenza. 

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