Un intestino in equilibrio allontana ansia e depressione

Non siamo tanto quello che mangiamo, ma piuttosto ciò che il nostro corpo assorbe dagli alimenti e che influenza non solo la nostra salute fisica, ma anche quella mentale: «Negli ultimi anni, la ricerca scientifica si è concentrata sempre più frequentemente sulla relazione tra microbiota e sistema nervoso – spiega Paolo Lasagna, biologo nutrizionista attivo a Cervia, Ravenna e Cesena, esperto nello studio della nutrigenetica e nutrigenomica – e si è così arrivati alla definizione del concetto di “asse microbiota-intestino-cervello”, un sistema di comunicazione bidirezionale che influenza lo sviluppo e il decorso di alcuni disturbi anche di tipo psichico, come l’ansia e la depressione. L’interazione tra microbiota e sistema nervoso centrale (SNC) avviene in base a stimoli e con modalità diverse, che sono tuttora oggetto di studio. Per esempio, un’alterazione della composizione del microbiota può danneggiare la barriera intestinale, inducendo un rilascio di citochine (molecole ad azione infiammatoria) che stimolano il SNC tramite attivazione vagale. In aggiunta, sostanze prodotte dal microbiota possono raggiungere il cervello attraverso la circolazione sistemica. Questi stimoli inducono una risposta cerebrale che influenza il microbiota tramite meccanismi nervosi, endocrini e comportamentali».
Mens sana in corpore sano scriveva Giovenale: «I batteri “buoni” che risiedono nel nostro tratto gastrointestinale possono proteggerci dalle infiammazioni – continua il nutrizionista -. Si parla di eubiosi quando si è di fronte a uno stato di equilibrio microbico, mentre ci si trova in una condizione di disbiosi quando vengono in parte metabolizzati composti dannosi da parte di microorganismi patogeni o quando, più in generale, il microbiota perde appunto il suo corretto equilibrio. Questa condizione può aumentare anche la suscettibilità del fegato a forme dannose di malattia come la steatosi epatica non alcolica. È ormai appurato il ruolo del microbiota nell’insorgenza delle malattie infiammatorie croniche intestinali, come quella di Crohn».
Varie le cause di disbiosi: «L’uso degli antibiotici in primis; il ricorso a diete a elevato apporto lipidico o zuccherino; alcuni fattori ambientali in periodo neonatale (tipologia di parto, allattamento o non allattamento al seno), l’esposizione a xenobiotici (sostanze naturali estranee all’organismo come l’alcol e gli additivi alimentari), pesticidi, metalli pesanti, l’esposizione a radiazioni e le infezioni intestinali». Su tutte, una influenza maggiormente il microbiota: lo stress. «Lo stress psicologico è in grado di alterare la diversità del microbiota intestinale influenzandone la composizione e la produzione di IgA (molecole costituenti il nostro sistema immunitario), favorendo quindi l’attecchimento di specie patogene all’epitelio intestinale».
Stomaco e intestino ospitano circa 100 milioni di neuroni che svolgono funzioni digestive, immunitarie, ormonali e metaboliche e 10.000 miliardi di batteri: «Le cellule enteroendocrine presenti nella parete intestinale durante la digestione rilasciano particolari sostanze (neurotrasmettitori) che, attraverso il nervo vago che media la comunicazione tra SNC e microbiota, giungono al cervello agendo appunto su ansia e depressione (se ne ha un riscontro concreto considerando il fatto che nei pazienti depressi vi è una minore diversità tra i batteri). L’intervento con probiotici può modificare la composizione del microbiota e, di conseguenza, incrementare la sintesi di neurotrasmettitori, con un miglioramento della sintomatologia depressiva. Il microbiota, attraverso le sostanze prodotte dai batteri che lo costituiscono, sembrerebbe avere un ruolo anche nell’insorgenza di autismo e Parkinson».