Turismo, Callà (Fipe): "I locali di Rimini hanno rinnovato, gli hotel no"

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Turismo di qualità. Rimini per mantenere la leadership in Italia e rilanciarla con forza necessita di un deciso cambio di marcia. In termini di ammodernamento alberghiero e commerciale. Lo evidenziano tutti: cittadini ma, soprattutto, operatori economici. In particolare ora, che l’amministrazione comunale, attraverso la creazione del Parco del mare, ha portato a termine una profonda opera di riqualificazione del lungomare. E, così, mentre il sindaco Sadegholvaad lancia la proposta degli “Hotel dallo sviluppo verticale”, Patrizia Rinaldis, presidente dell’Associazione albergatori, nell’accoglierla con convinzione, spedisce la palla del “risanamento” nel campo dei negozi e dei ristoranti. «In quest’ottica - ha detto ieri al Corriere Romagna - dovranno intervenire anche negozianti e ristoratori, perché si vedono certe attività e certi locali che in zona mare stonano, e anche tanto».

“Abbiamo già dato”

Dito puntato, dunque, verso i “Viali”: dal “Vespucci” alle “Regine”, dove appunto operano questi esercizi commerciali. E, immediata giunge la replica. Commenta stizzito Gaetano Callà, presidente provinciale della Fipe-Confcommercio: «Vorrei che fosse chiara una cosa: in questi anni, a Rimini, la categoria dei ristoratori è quella che più di tutti ha riqualificato i propri locali e le proprie attività. Per cui non ci sentiamo tirati in ballo in questo processo di “rinnovamento” della zona mare. Al contrario dei tantissimi alberghi che vediamo chiusi, abbandonati, o aperti pur non essendo al passo coi tempi». Poche parole, che evidenziano, però, la forte volontà degli imprenditori del food di stare in linea con la domanda di alta qualità. All’opposto della filiera del commercio, nella quale, invece, spicca la presenza di molti negozi dal taglio “periferico metropolitano”, piuttosto che “fashion balneare”.

L’intervento mirato

Sottolinea Gianni Indino, presidente provinciale della Confcommercio: «Se quello che dice la Rinaldis è vero, è altrettanto vero che la fascia che va da piazza Fellini a piazza Tripoli andrebbe tolta da questa critica. Perché si presenta con tutti i crismi dell’alta qualità: dalle vetrine esterne agli arredamenti interni fino al prodotto venduto. Altra cosa, invece, la parte di lungomare che si estende verso sud. Lì davvero occorrerebbe un intervento mirato, di maquillage totale». Il riferimento è a quella serie di negozi, botteghe, addirittura supermarket, che non innalzano affatto l’eleganza dell’area, ma anzi la abbassano. «Inutile nasconderci dietro un dito, tanto lo vedono tutti - ammette Indino -. Alcuni negozi, spesso gestiti da stranieri, arrivano ad esporre la propria merce in scaffali o contenitori che coprono, perfino, l’intera superficie del marciapiede. Tanto sanno di chiudere l’attività in due, tre anni. È una regola, ormai. Al punto da far diventare multe e sanzioni inefficaci, tanto poi non le pagano». Propone, quindi, Indino: «C’è una delibera sul decoro di cui si sono perse le tracce. Ecco, sarebbe opportuno che la si adottasse. E la si facesse rispettare in termini di vetrine di un certo tipo, arredamenti adeguati, e merce di qualità».

“Facciamo squadra”

Mirco Pari, direttore Confesercenti Rimini chiosa: «Ritengo che a fine estate amministrazione e operatori economici tutti, dagli albergatori, ai commercianti, ai ristoratori, ai gestori di pub e locali da ballo, debbano iniziare a discutere sul futuro della città. In particolare della zona mare. Perché c’è un dato che va rimarcato: la metà delle licenze sull’intero lungomare sono di negozianti stranieri, che vendono determinati tipi di prodotti. Per cui un tavolo di confronto Comune-associazioni di categoria potrebbe servire per iniziare ad affrontare questo tema. Carenza di parcheggi compresa».

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