Era in vacanza al mare in Italia con moglie e famiglia. Documenti in regola, nello specifico un passaporto tedesco con il quale si era registrato in un hotel di Milano Marittima, in viale Dante. E proprio con quel nome, non appena – come previsto per legge – la struttura ricettiva ha inserito i dati da comunicare alla Questura, dalla banca dati delle forze dell’ordine è partito l’alert automatico: a vestire i panni del turista era Yildirim Kaya, terrorista 52enne di origine turca, ma da tempo residente in Germania. Su di lui pendeva un ordine di cattura internazionale, emesso nel 1999 per i reati di associazione sovversiva e banda armata. Una latitanza durata 24 anni, che si è conclusa la settimana scorsa, quando i carabinieri del Nor lo hanno intercettato e portato in carcere a Ravenna, da dove saranno avviate le procedure per l’estradizione.
Gli attentati
In rete, il nome di Kaya si perde fra link fuorvianti e omonimie. Complice forse anche il periodo in cui sono collocati gli attentati a lui ricondotti. Si parla degli anni ‘90, periodo in cui l’informazione muoveva timidamente i primi passi online. Il 52enne avrebbe preso parte a due operazioni finite nel sangue. Anche la frangia di appartenenza non è chiaro se sia riconducibile all’Isis oppure ad altri gruppi legati al conflitto per l’indipendenza del Kurdistan. Un episodio, stando a quanto trapelato, lo avrebbe visto in veste di reclutatore e addestratore di un attentato kamikaze, pare in una struttura ricettiva. Un altro lo avrebbe visto protagonista in prima persona. Nei suoi confronti, il 3 luglio del 1999, è stato emesso un provvedimento di cattura europeo Interpol con disposizione di estradizione verso il paese d’origine, contestandogli i reati di associazione sovversiva e banda armata. Nel frattempo lui si trovava in Germania e a Essen, nell’area settentrionale della Vestfalia, aveva messo su famiglia. Il passaporto tedesco deve avergli garantito fino ad ora piena libertà. Almeno fino alla vacanza in Riviera. Il secondo dei due tentativi di rintracciarlo è andato a segno. E una volta raggiunto dai militari, è stato costretto a trasferire il soggiorno dall’hotel al carcere di Ravenna.