Tamara Balducci è Elsa Morante al teatro Turroni di Sogliano

È una “Prova d’attore” per due, quella di stasera alle 21 al teatro Turroni di Sogliano; due interpreti per raccontare una scrittrice vanto dell’Italia. “Elsa. Uno scherzo, uno scherzo, è tutto uno scherzo” racconta (in parte) la storia della romana Elsa Morante (1912-1985) figura di riferimento nella letteratura italiana del Novecento, prima donna a vincere lo Strega nel 1957. Il progetto, in anteprima assoluta, ancora a leggio, è di Michele Di Giacomo, attore e regista cesenate «innamorato» di Elsa Morante. Ha affidato il testo alla drammaturga Tatjana Motta (1988) già vincitrice nel 2019 del Premio Riccione per il Teatro con “Notte bianca”. Con Michele sul palco a fare rivivere la storia di Elsa, c’è l’attrice riminese Tamara Balducci, codirettrice del festival “Le città visibili”.
Di Giacomo, è un progetto ambizioso portare in scena vita, figura, storia di Elsa Morante.
«Lo è, ma sono innamorato di Elsa; ho letto “Il mondo salvato dai ragazzini”, “La Storia”, “L’isola di Arturo”, la biografia scritta dal fratello Marcello (padre dell’attrice Laura Morante), fino a “Menzogna e sortilegio”. Elsa è da raccontare, ho proposto a Tamara Balducci e a Tatjana Motta. Ho chiesto a Motta un testo che raccontasse sia la biografia, sia lo sguardo sulla letteratura di Elsa Morante, per me autrice immensa, ma non considerata alla pari di altri grandi autori del ’900, da Moravia a Pasolini. Va riscoperta».Come vi siete mossi davanti alla vastità di storia della scrittrice?
«Scegliendo di concentrarci sulla prima parte della sua vita, fino alla pubblicazione del primo romanzo “Menzogna e sortilegio”. Attingendo, come fonte primaria, dai diari di Elsa del 1938 e dalle lettere. Scoprendo una Morante poverissima nella Roma degli anni ’30, che a 18 anni se ne va di casa con l’obiettivo di diventare scrittrice, e di scrivere in una stanza sua. In dieci anni ne cambierà 11 di stanze, da un trasloco a un altro tra ripetizioni, sfratti, lavoretti, racconti per il Corriere dei piccoli, fino a conquistare la sua stanza, in via Dell’Oca 27, la sua oasi di pace, dove scrivere. Lei chiama questo percorso “la lotta”».In che modo la raccontate teatralmente?
«Passando da una stanza all’altra fino a via Dell’Oca 27; lo spettacolo è ancora in fieri, abbiamo però uno schermo in cui sono segnate le diverse stanze. Partiamo come attori nella Biblioteca nazionale di Roma dove è stata trasferita in toto la sua stanza-studio famosa, che noi abbiamo visitato. Da lì raccontiamo la sua vicenda come personaggi, mentre scorrono didascalie e un tappeto sonoro della sound designer Federica Furlani. Tamara è Elsa, io sono Antonio, personaggio a cui Elsa si rivolge nel diario del 1938, non si sa chi sia, forse è lei stessa, riporta sogni che sono i suoi incubi, di non fargliela a diventare scrittrice. Sono anche un traghettatore, riporto didascalie, racconti della Roma di oggi che si mescolano alla Roma di ieri, in una sorta di viaggio mio e di Tamara attraverso Roma, alla ricerca di quelle stanze».Come vorrebbe continuare questo viaggio di Elsa?
«L’idea è di una seconda parte sulla produzione dei grandi romanzi, come “L’Isola di Arturo” con cui vinse il Premio Strega 1957 e “La Storia”, gli incontri con Pasolini e gli altri intellettuali nel jet set di quei ‘60/’70. Poi un terzo capitolo più civile, della fine da suicida, ma anche del sostegno ospitale che offre a giovani artisti, da Carlo Cecchi alla poeta Patrizia Cavalli. E nel mezzo la storia d’Italia, il fascismo, Mussolini, la Roma nazista, l’invasione da cui fugge».Info: 370 3685093