VELA. Max Sirena: "America's Cup, tutto più difficile ma vogliamo vincere"

Barche più leggere e più veloci, in grado di avvicinarsi ai 60 nodi (110 kmh) di velocità e di “decollare” più facilmente rispetto a prima. Equipaggio ridotto da 11 a 8 membri con quattro cyclors (ciclisti) impegnati a produrre l’energia del circuito idraulico che serve per tante operazioni come l’uso delle vele o dei foil. Sono alcune delle novità della 37esima America’s Cup che va in scena dal 12 ottobre 2024 a Barcellona, sede scelta dai detentori neozealndesi di Emirates Team New Zealand. Le regate preliminari prevedono appuntamenti in Spagna e a Jeddah (Arabia Saudita). Il nome dello sfidante ufficiale uscirà fuori dalle regate dei challenger in programma da fine agosto a ottobre 2024. Questa volta sono cinque e non tre: a Luna Rossa Prada Pirelli(Ita), Ineos Britannia (Uk) e American Magic (Usa) si sono aggiunti gli svizzeri di Alinghi e i francesi di Orient Express. Alla guida dal team di Luna Rossa c’è ancora una volta Max Sirena, il riminese che è riuscito a portare l’Italia al risultato migliore di sempre con la finale persa 7-3 dopo essere stati sul 3-3- Il riminese a capo di un team (base a Cagliari) dove tantissimi sono i romagnoli: da Matteo Plazzi a Umberto Molineris, da Sara Paesani a Jacopo Plazzi, da Giuseppe Acquafredda ad Andrea Bazzini... [caption id="attachment_497242" align="alignnone" width="1160"] Max Sirena[/caption]
Max, ripensando alle sfide di Auckland c’è più l’orgoglio di aver raggiunto il punto più alto per l’Italia o il dispiacere per un’occasione che potrebbe non ripresentarsi più?
«Io più che ai record penso a vincere e c’è più l’amarezza di non averlo fatto. Hai detto una cosa sacrosanta: non è così scontato poter arrivare a una finale in maniera così competitiva e per questo stiamo lavorando tanto e stiamo correggendo quel che va corretto per poter finalmente vincere questa brocca d’argento».Quali sono le novità più significative a tuo avviso?
«La cosa positiva è che siamo alla seconda generazione di queste barche e ciò significa che abbiamo conoscenza del mezzo. Quella negativa è che anche gli altri hanno questo vantaggio. I team poi si sono rafforzati e fra loro c’è stato anche uno scambio di persone. Ma alla fine il risultato dipende dalle scelte che fai tu e queste sono le settimane in cui prendi le decisioni che faranno la differenza fra un anno. Quindi dobbiamo restare concentrati».Cosa cambia con la sede delle regate a Barcellona?
«Cambia tanto soprattutto dal punto di vista meteomarino. A Auckland tutto sommato avevi la possibilità di navigare quasi sempre in acqua piatta perché eri fra le isole. A Barcellona regateremo verosimilmente con onda e probabilmente con venti più leggeri e più stabili come direzione. Da questo punto di vista è un po’ come ripartire da zero perché le barche avranno un range più ampio di utilizzo».E col fatto che gli sfidanti sono cinque e non tre?
«Questo è un altro motivo per cui sarà tutto più difficile. Alinghi ritorna e sarà sicuramente un team competitivo. Ma tutti saranno forti e più preparati. Noi in qualche modo giocheremo in casa e sentiremo la pressione della tifoserie e della stampa. Dovremo trasformarla in energia positiva».Chi sono i favoriti tra gli sfidanti?
«American Magic e Ineos li vedo come quelli da battere, ma anche Alinghi è un team fortissimo. Non esistono però team facili da battere. Non si deve cadere nelle sottovalutazioni e nemmeno nel contrario».Cosa cambia dal punto di vista tecnico? Siccome siamo alla seconda Coppa con queste barche ci saranno minori margini di miglioramento durante le fasi preliminari?
«Beh, intanto da regolamento si possono cambiare meno componenti rispetto a prima. Sulla carta è per avere meno costi ma in realtà è per avvantaggiare i neozelandesi. Siccome si può costruire solo una barca tutti cercheranno di vararla prima con uno sviluppo e un aumento di performance successivo, con pacchetti di upgrade che si valuteranno strada facendo. Non puoi pensare di aver finito col varo. Sono barche talmente spinte che è inevitabile uno sviluppo continuo».La scelta del doppio timoniere è confermata?
«Sì, per forza. E anche gli altri team in qualche modo ci copieranno. All’inizio avevano fatto la battuta: “I soliti italiani!”... Ma tutti useranno il doppio timoniere. Solo che non è una cosa che fai dall’oggi al domani».Chi saranno i due timonieri?
«Presto per decidere. Fortunatamente abbiamo l’imbarazzo della scelta: da Francesco Bruni a Marco Gradoni, da James Spithill a Ruggero Tita».Che velocità saranno raggiunte?
«Difficile da dire ma la velocità media sarà sicuramente più veloce e come velocità di punta è probabile che andremo vicino ai 60 nodi».Quattro persone a bordo sono cyclors, insomma ciclisti, che devono pedalare per dare energia ala barca. È vero che vorreste con voi anche Filippo Ganna?
«In quel ruolo abbiamo bisogno di persone che devono avere minimo un peso di 95 chili e non è facile trovare tra i ciclisti quelle caratteristiche. Al momento abbiamo pescato un po’ dal ciclismo con Paolo Simion (che è stato professionista) e un po’ dal canottaggio. Ganna potrebbe avere quelle caratteristiche ma so che è già molto impegnato con la sua attività professionale».Luna Rossa ha sempre avuto nel team un pezzo di Romagna. Per la prima volta non potrà contare sulla presenza di Francesco Longanesi Cattani, una sorta di ministro degli Esteri del Gruppo Prada, originario di Bagnacavallo, e scomparso di recente. Cosa vi mancherà di più di lui?
«Per me era un fratello, ci conoscevamo da una vita. La cosa bella è che era sempre lì, una enciclopedia aperta, una persona di una cultura impressionante che sapeva e conosceva di tutto. Capace di aiutarti in ogni situazione. Ma mi mancherà soprattutto il rapporto unico che avevo con lui che ci permetteva di prenderci in giro in continuazione. Sì è una figura che mi manca e questo sarà una motivazione in più per fare bene».