San Lorenzo in Strada ritrova la sua amata chiesa parrocchiale
Tante le devastazioni avvenute nel riccionese in seguito al terremoto del 1916; la più grave e dolorosa è, senza dubbio, quella capitata alla «antichissima chiesa» parrocchiale di San Lorenzo in Strada. In quella dolorosa circostanza il luogo di culto subì danni irreparabili e così pure i locali di sua pertinenza che restarono inagibili per lungo tempo. A quattro anni dalla sventura, un articolo de L’Ausa di sabato 28 agosto 1920 riguardante la visita effettuata nel piccolo quartiere rurale dall’onorevole Giovanni Bertini – sotto segretario al ministero dei Lavori pubblici – espone la situazione dei luoghi danneggiati dal sisma e il ritardo dei lavori edilizi di ripristino. «Il passeggero ed il visitatore anche più superficiale – annota il settimanale della diocesi riminese – si accorge che la Parrocchia di San Lorenzo in Strada, presso la via Flaminia, non è più quella che si vedeva prima del terremoto, poiché allora, maestoso si ergeva un tempio, che in seguito è scomparso frantumato dalla scossa inaudita del terribile urto sismico del 1916. Le funzioni religiose si svolgono oggi in una modestissima baracca di legno che sostituisce la chiesa plebale che fu una delle più antiche della Diocesi di Rimini, che è tuttora una delle Parrocchie più vaste e delle più popolate. Oggi il popolo per le pratiche religiose è messo a dura prova, poiché nell’inverno è esposto al freddo e nell’estate ai cocenti raggi del sole. E mentre la popolazione anela al giorno di riavere la sua Chiesa, serpeggia specialmente nel ceto operaio disoccupato, una certa agitazione perché vuole riprendere il lavoro di detta chiesa traendo dal lavoro il sostentamento alla vita. Parecchie pratiche, in questo senso, sono ora pendenti presso gli enti obbligati a concorrere alla ricostruzione della Chiesa, alcune delle quali riguardano il Comune; altre il Ministero».
Gran manovratore di tutti i passaggi burocratici necessari per far risorgere dalle macerie il tempio è il parroco di San Lorenzo in Strada, don Giovanni Montali. La prima pietra del nuovo edificio, progettato dall’architetto Giuseppe Gualandi, fu collocata il 3 agosto 1919 alla presenza del vescovo diocesano Vincenzo Scozzoli. I lavori contrastati dai socialisti – che in quel periodo storico erano espressione di un rabbioso anticlericalismo e di conseguenza li valutavano alla stregua di una provocazione – procedettero a rilento e subirono diverse interruzioni. Che, tuttavia, consentirono al sacro luogo la celebrazione della messa nella notte di Natale del 1922.
L’inaugurazione ufficiale della chiesa, «con le sue agili guglie verso il cielo azzurro», avviene domenica 26 agosto 1923 ed è ancora L’Ausa del primo di settembre che ci fornisce i particolari di quell’evento curato nei dettagli dal parroco. Presente alla solenne ricorrenza e a tutte le funzioni della giornata il vescovo Scozzoli. «Al mattino – riferisce il periodico – somministrò la Cresima a moltissimi bimbi, venuti anche dalle parrocchie vicine» e la sera guidò «la magnifica processione a cui presero parte i circoli femminile e maschile ed una gran folla di popolo».
A pranzo fu gran festa. «Nell’ampio locale del ricreatorio – stando alla cronaca del settimanale cattolico riminese – ebbe luogo un sontuoso banchetto di 60 coperti offerto da don Giovanni Montali a importanti personalità ed a quanti cooperarono con lui alla costruzione del nuovo Tempio». Presenti al convito, oltre al vescovo, gli onorevoli Pietro Sitta e Paolo Mattei Gentili, il dottor Felice Pullè, il direttore generale del Genio Civile di Forlì Luigi Saccardo, l’architetto Giuseppe Gualandi, il commissario del Comune di Riccione, Guido Bianchini-Massoni, la signorina Elisa Pasquinelli e il cavaliere Sebastiano Amati. Tanti i telegrammi di partecipazione e tra questi anche quello del ministro Aldo Oviglio.
«Alla frutta prese la parola per primo il dottor Pullè, il quale con geniale e sorprendente improvvisazione, esaltò, in latino, la missione del parroco e della Chiesa in mezzo al popolo. Mons. Vescovo si compiacque di questa solidarietà di persone autorevoli in una festa parrocchiale», espressione a suo dire di «elevazione morale del popolo e di pacificazione degli animi».
Dopo Pullè è la volta di Sitta, che rammenta le terribili devastazioni del terremoto. «La chiesa di S. Lorenzo in Strada – ribadisce – è stata la più danneggiata». Poi, dopo la lunga e scrupolosa disamina, esterna la propria soddisfazione – quale deputato della circoscrizione – «per aver contribuito alla risurrezione di questi luoghi».
Ultimo ad intervenire è don Montali. Con accento commosso, il parroco rievoca «i lunghi stenti e le angosce, i dinieghi e gli ostacoli frapposti da una sempre tarda burocrazia, per sei anni di seguito»; ricorda «gli sterpi che si infittivano sul luogo sacro dove sorgeva la sua Chiesa» e «le male erbe dell’odio seminate a larga mano dalla brutale ondata bolscevica». Chiude il suo dire salutando con animo riconoscente «tutti i suoi cooperatori, dai più umili operai e contadini, alle menti direttive che hanno ideato, coadiuvato ed incoraggiato il suo lavoro» (L’Ausa, sabato 1 settembre 1923).
In occasione di questa cerimonia don Montali dona ai presenti una sua ricerca storica: un opuscolo dove sono documentate le origini della Chiesa. Un percorso millenario – scrive nella introduzione – che risale «al IV secolo dopo Cristo», ben rappresentato dal nuovo tempio in stile gotico-romanico (La Riviera Romagnola, giovedì 6 settembre 1923).
A chiusura di “Pagina” aggiungiamo due notizie: il campanile sarà “benedetto” il 6 gennaio 1925; la chiesa verrà nuovamente distrutta dai bombardamenti degli “Alleati” i primi di settembre del 1944.