Rimini. "Sub Rimini Gian Neri", 50 anni di storia

Archivio

Oltre 2500 protagonisti in 50 anni di attività. Festeggia il mezzo secolo di vita l’associazione “Sub Rimini Gian Neri” che, affiliata alla Fipsas (Federazione italiana pesca sportiva e attività subacquee) a fine 2022 conta 181 soci e una trentina di istruttori a più livelli. A tirare le fila di una storia iniziata grazie a 15 pionieri in giacca e cravatta, laddove non ti aspetti: nel circolo dipendenti della Cassa di Risparmio di via Battarra 12.

A tirare le fila è il presidente, Fabrizio Patronici, in carica dal gennaio 2021 a fianco di Michele Stabellini che ricopre un ruolo analogo in Protezione civile.

Due gruppi e un’anima che rendono possibili corsi di immersione in apnea, pesca subacquea, ma anche attività legate alla difesa dell’oro blu, passando per le gite sociali, oltre ai weekend assieme come quello in calendario a breve nel mar Tirreno su cui si affaccia l’Argentario toscano.

Conto alla rovescia

Il primo appuntamento, per celebrare una lunga rotta, prenderà il largo domani sotto l’egida del Comune, dalle 16.30 alle 18, presso la sala convegni del Palazzo del turismo di Rimini, chiamando a raccolta i soci di ogni annata, alla presenza delle autorità locali.

Nell’occasione sarà allestita una mostra fotografica con tanto di filmato per navigare a ritroso nella scuola federale che dagli anni Ottanta ha sede in via Destra del porto. Se la matematica non è un’opinione, dalle fila della “Gian Neri” sono transitate circa 50 persone all’anno, ovvero, calcola Patronici, almeno 2500 tra corsisti, membri e “semplici” appassionati.

Dal delfino all’hockey subacqueo

Tra gli episodi più curiosi, il presidente rammenta l’incontro risalente al 2008 «con quel delfino, poi battezzato Andrea, che non si stancava di giocare con gli esseri umani». Mai registrati incidenti ed anzi, per quanto lo riguarda, «andare in camera iperbarica è stata più una forma precauzionale che una criticità».

Il motivo? Al netto della fatica, ogni sforzo «è comunque ripagato dalla bellezza della natura, basti pensare - osserva ancora Patronici - a quando si torna in superficie, sotto la volta stellata, dopo un’immersione notturna. In alto mare l’inquinamento luminoso è pari a zero e stare nell’acqua da soli, nel silenzio assoluto della notte, è un’esperienza impossibile da descrivere a parole».

Tín bóta

Al netto delle difficoltà dettate dalla pandemia, ravvisa nel 1989 l’anno spartiacque non solo per l’associazione ma per l’intera Riviera.

«Quando tutti davano l’Adriatico per spacciato all’affiorare della mucillagine - sottolinea - non ci siamo dati per vinti, potenziando la tutela del nostro mare allora denigrato da tutti». Senza incensare una realtà associativa «per cui sono i numeri a parlare», preferisce puntare l’accento sulle attività: dall’acquisto di due scooter per muoversi sott’acqua sino alla squadra di hockey subacqueo che partecipa al campionato italiano». Avanti tutta, dunque, tenendo per bussola la tradizione più identitaria di Rimini: l’amore per il mare.

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui