Giancarlo Piovaccari andrà in pensione tra pochi giorni e lascerà il suo incarico di direttore della Cardiologia Ospedaliera di Rimini e Riccione, insieme a quello di direttore del dipartimento Malattie cardiovascolari dell'Ausl della Romagna. Un primo saluto gli è arrivato alla Festa Sociale di venerdì sera presso il Padiglione al Parco Sandro Pertini di Rivazzurra, dal Consiglio direttivo dell’Associazione sostenitori cardiologia ospedaliera.
Dottore, ha dedicato la sua vita alla medicina e il 31 ottobre andrà in pensione: che sensazione prova?
«Sono sicuro che qualche lacrimuccia quel giorno mi scapperà. Dopo 50 anni di attività e, soprattutto, dopo 25 anni trascorsi qui all’Infermi sarebbe strano il contrario».
Lei insegna anche all’università di Bologna, terminerà il rapporto anche lì?
«Sì certo. E giovedì 27 terrò le mie ultime 8 ore di lezione al corso di Cardiologia»
Dal 1° novembre riposo assoluto dunque?
«Diciamo che per un mese staccherò completamente la spina».
Perché solo un mese?
«Perché dal 1° dicembre prenderò servizio alla direzione del reparto di Cardiologia e cardiochirurgia del Villa Maria Cecilia hospital a Cotignola in provincia di Ravenna, una clinica accreditata e specializzata nelle operazioni al cuore. Diciamo che non è ancora arrivato il momento di appendere il camice bianco al chiodo».
In questi 25 anni di professione svolta all’Infermi ha qualche aneddoto particolare da raccontare?
«Ricordo con piacere il novembre del 2015, quando ci siamo trasferiti nel nuovo reparto di cardiologia. Un momento che aspettavamo, tutti, da tempo. Soprattutto per la bellezza del reparto. E poi le visite qui in ospedale dei ministri alla Salute Fazio, nel 2011, e alla Giustizia, Orlando, nel 2017».
Come considera l’Ausl Romagna, ha qualche appunto da fare?
«La rivista The Lancet ha pubblicato un articolo in cui emerge che l’Ausl Romagna, a livello di tempi d’intervento sugli infarti durante il periodo covid, è stata la più rapida. Insomma, la nostra rete 118 si è dimostrata la più efficace in Italia e in Europa».
Il pronto soccorso di Rimini ha un organico sottodimensionato con tutti i problemi che questo comporta. Lei è favorevole all’assunzione di neo laureati non specializzati?
«I giovani medici italiani, oggi, sono molto preparati. Per cui, sì, sono favorevole alla loro assunzione, previo concorso ovviamente. Purché però seguiti da un tutor, che li guidi verso quella specializzazione sul campo che ora sono costretti ad ottenere solo all’università. Del resto, ai miei tempi, quando cioè ho iniziato io, era così. L’assunzione arrivava da neo laureati».