Rimini, la scelta di "Marchino": "A 28 anni divento prete"
Un nuovo sacerdote per Rimini. Usa i social, ama camminare e i suoi interessi spaziano dal canto al teatro senza dimenticare la gioia di cucinare per gli altri, ma soprattutto insieme agli altri. «E ora divento prete, sarà una bella sfida». Il vescovo di Rimini Francesco Lambiasi ordinerà sacerdote domani alle 17.30 nella basilica cattedrale don Marco Evangelisti.
Si tratta di “Marchino”, 28enne cesenate di origine ma santarcangiolese di adozione. Un ragazzo come tanti a cui la vita è cambiata nel 2011 quando, durante un campo diocesano, ha sentito la chiamata di Dio. L’oratorio Anspi ha giocato un ruolo fondamentale nella sua vita. In particolare è stato il canto ad affascinato sin da bambino quando si intrufolava nel coro pur non sapendo cantare. Un dono che ha coltivato finché a 16 anni gli si è aperto un mondo, scoprendo il canto liturgico presso le monache agostiniane di Pennabilli. Ma non basta. Ha partecipato a vari spettacoli organizzati dal Seminario e «ora spera di trovare tempo, modo e luogo per usare il teatro dal punto di vista pastorale».
Certo è che non gli manca la creatività come ha dimostrato nel pieno della pandemia quando, collegato da remoto con i lupetti scout, ha condiviso alla Masterchef la ricetta dei biscotti al cocco. Altrettanto forte è il suo amore per le escursioni. Spostarsi zaino in spalla, come avvenne nel primo pellegrinaggio sulla via Francigena, è un’esperienza non sempre facile a livello fisico ma che lo rinfranca. Quanto al rapporto con i ragazzi, «ascolto, nutrimento e accoglienza» restano a suo avviso punti «da valorizzare in tempi sempre più difficili». Per questo con il master di “Accompagnamento spirituale e relazionale” iniziato di recente a Loreto spera di affinare le tecniche per accogliere gli adolescenti che gravitano in parrocchia. Proprio per restare in contatto con loro è presente sui social e sebbene non pubblichi molto è consapevole che occorra «rimettere in discussione con creatività certe cose che in passato funzionavano senza perdere di vista l’essenziale».