Rimini, la morte di Lou Pesaresi, anima dello Slego e dell'Insomnia
Se n’è andato all’improvviso, qualche giorno prima di Natale. Quel periodo dell’anno fatto di lucine e regali che rende più feroci le perdite e le solitudini. Luciano Pesaresi, per tutti “Lou”, aveva acceso le serate folli delle discoteche riminesi nel fulgore degli anni d’oro, dallo Slego all’Insomnia fino alla Ripa Discoscesa, ma aveva anche animato il palcoscenico dei teatri locali, le inaugurazioni di mostre e di opere d’arte, bar e pub delle arterie centrali del tessuto cittadino. A 70 anni, all’improvviso, il suo cuore ha smesso di battere. La scoperta l’hanno fatta i vigili del fuoco, che nel primo pomeriggio di mercoledì sono entrati nella sua casa, allertati da un famigliare, preoccupato dal silenzio di Lou che perdurava da un paio di giorni. Lo hanno trovato esanime nella sua abitazione in via Cagni, dove viveva solo, e dove solo è morto. Allertata polizia e 118, anche agenti e sanitari si sono precipitati da quell’uomo che fino alla pensione aveva fatto il bancario, sempre però trovando spazio per lasciare emergere quella vena artistica, tipica del “genio incompreso”, che genera sempre più domande che risposte.
Luciano Pesaresi non aveva figli, i genitori, anziani, erano deceduti. Nacque nel quartiere della Grotta Rossa il 16 gennaio 1952, prese il diploma da ragioniere e poi, anni dopo, seguì un corso di danza moderna a Londra. Tra le sue esperienze lavorative, anche la conduzione di Radio San Marino. E poi i viaggi in luoghi esotici e la passione per le discipline e le filosofie orientali. Solo cinque giorni prima di morire, gli amici raccontano di averlo visto al Punto macrobiotico, dove spesso, ricorda Argan «si fermava a mangiare. Anche lì, tutti sapevano chi era». Ma sono stati i suoi balli e i suoi spettacoli che gli sono valsi, dopo un servizio di Repubblica, l’appellativo immortale “The dancer”.