La Soprintendenza vieta aperitivi e cene sui banconi della Vecchia pescheria. I gestori allargano le braccia e sono pronti a obbedire, fanno però notare che in una logica di controllo e tutela del monumento quattro sedie sono nulla se paragonate all’assalto di decine e decine di avventori senza alcun controllo. Come dimenticare il caso del bancone spezzato e poi restaurato.
Cosa succede
Venerdì l’assessore alle attività economiche incontra i gestori della Vecchia pescheria, un momento previsto da tempo durante il quale si farà anche il punto sul corretto utilizzo dei banconi dove un tempo si vendevano le “poveracce”. La questione è questa: la Soprintendenza considera quei marmi un monumento (ancora di più dopo il caso del marmo spezzato) e quindi non possono più essere utilizzati come una appendice esterna dei pubblici esercizi per servire cene e aperitivi. Una “concessione”, è stato detto, per attenuare il calo dei fatturati durante la pandemia. Nelle scorse settimane sono volate anche sanzioni.
“Chi controlla?”
Gaetano Callà è il presidente della Fipe Confcommercio e non ha alcuna intenzione di alzare i toni del confronto e quando si parla di tutela dei monumenti si dichiara «assolutamente d’accordo». Ricorda la genesi dell’utilizzo dei banconi della Vecchia pescheria, quando la pandemia attaccava i fatturati e aggiunge che in una logica di tutela forse sarebbe meglio lasciare tutto come si trova. «In questo momento – rimarca – sono preferibili quattro sedie, un piatto e poche posate. Con tutte le precauzioni del caso sono sicuramente meglio di tutte le persone che senza un controllo salirebbero sui banconi a decine come è già successo in passato. Ci ricordiamo tutti di quando un bancone ha ceduto sotto il peso di un giovane che si era seduto. Se viene lasciato tutto libero succederà di nuovo».
“Come volete”
Andy Ormerod è uno dei gestori storici della Vecchia pescheria e dalla sua premessa si capisce subito che non c’è alcuna intenzione di alzare i toni. «Le leggi si rispettano – spiega - accettiamo questa decisione». Ma? «Il metodo non va bene. Due anni fa ci è stata data la possibilità di utilizzare i banconi. Poi abbiamo fatto noi la richiesta di un incontro a Magrini e chiesto l’utilizzo di questo suolo pubblico. È sempre nostro un esposto firmato da sessanta imprenditori della zona in cui si chiede aiuto denunciando tutto quello che sta succedendo ora. Per un anno non abbiamo sentito nulla. Ora l’assessore dice “non si può usare la Vecchia pescheria” facendoci passare per cattivi, quando siamo noi che esortiamo un incontro per potere collaborare con il Comune. Noi gestori con le nostre attività garantiamo sicurezza e ordine pubblico. Sui banconi ho visto anche bambini con il monopattino».
La politica
Il futuro della Vecchia pescheria chiama in causa anche Marco Croatti, senatore del Movimento 5 stelle. «La zona delle cantinette rappresenta uno dei luoghi più amati dai riminesi – scrive – e deve essere trovata una soluzione condivisa per raggiungere alcuni obiettivi che, ne sono certo, sono voluti con forza dai gestori dei locali, dall’amministrazione e dai riminesi: proteggere i nostri beni storici e culturali, avere maggiore sicurezza e continuare a godere serenamente di uno spazio di incontro, di allegria, di svago». Nel merito della questione? «Non mi piacciono e non condivido le soluzioni unicamente basate su una maggiore repressione, su multe e punizioni o su “ronde” più o meno istituzionali paventate in particolare dalle destre. Il rischio molto elevato è che in quella zona possano chiudere tante attività e tanti locali e che un luogo di socialità si trasformi in un luogo buio, vuoto, con serrande abbassate e dunque non certo più sicuro. Questa ipotesi, a maggior ragione dopo due anni molto difficili e con mesi che si preannunciano ancora più complicati dai rincari energetici, è da scongiurare con sostegni e con un dialogo tra tutti gli attori per trovare la soluzione migliore». L’invito rivolto all’amministrazione è quello di «non cedere alle richieste di politiche repressive e punitive pretese delle destre sull’onda emotiva di episodi, per quanto gravi e inaccettabili, ma apra un vero dialogo e un continuo confronto collaborativo con tutti gli operatori del centro storico».