«Potenziare l’aeroporto e sfatare la leggenda metropolitana di un mare orribile». Ecco la ricetta spillata dallo storico pub british style “Rose&Crown”, che l’anno prossimo festeggerà i 60 anni ed è gestito da Alduino “Richard” Di Angelo che in questi giorni ha spento 71 candeline. A sedersi ai suoi tavoli si sono susseguiti celebri personaggi dello spettacolo e del jet set, gli stessi che hanno tessuto gli anni ruggenti della riviera.
Di Angelo, com’è andata l’estate?
«Il “Rose&Crown” è il termometro delle presenze in città visto che calamita sia turisti stranieri che italiani rientrando nella cultura mitteleuropea. Detto questo, abbiamo lavorato a buon ritmo però, dopo cinquant’anni a Rimini, registro un certo calo di villeggianti soprattutto nei giorni feriali. A mancare all’appello sono stati invece in particolare gli italiani, non solo per il motivo del carovita ma anche perché, dopo il periodaccio attraversato con il Covid che ha convinto l’italiano medio a restare in Italia, sono ricominciati i viaggi in giro per il mondo. Prima si è cercato di tutelare gli anziani della propria famiglia e, quando le maglie si sono allargate, sembrava preferibile fronteggiare eventuali imprevisti in Italia, invece nel 2023, l’anno zero senza limitazioni della pandemia, le ferie sono state giocate oltreconfine».
Il target è rimasto inalterato?
«Ho notato un aumento significativo di famiglie con bambini piccoli o nonni al seguito. Il target prevalente andava dai 40 anni in su ma negli anni la presenza giovanile è andata sempre un po’ calando. La Riviera non è più la calamita di quando eravamo un punto di riferimento in Europa».
Perché?
«Le cause sono disparate, a partire dall’inasprimento di alcune regole che, inserite nei locali, allontanano quei giovani che tendono a essere un po’ libertini. Difficile capire se la domanda sia calata perché l’offerta non si è ampliata o al contrario se l’offerta è rimasta congelata perché, una volta calata a picco la domanda, c’è stata meno disponibilità a lanciarsi in investimenti. Sul capitolo turisti stranieri vale infine un’altra riflessione su cui insisto da anni».
Ovvero?
«In qualunque destinazione turistica l’asset più importante è costituito dall’aeroporto. Da quale città decollerà il mio volo resta uno degli elementi che fa scegliere una meta piuttosto che un’altra. Perciò punto il dito contro la Regione che anni fa non si è mossa in tempo per evitare la chiusura dell’aeroporto. Un fronte a cui fanno da corollario altre situazioni che sono state gestite male con ricadute negative sul turismo».
Un esempio?
«L’Azienda di promozione turistica regionale ha scelto come consiglieri solo albergatori. Preciso che la mia non è una critica verso gli albergatori né a carico di tale comparto. Dico solo che il turismo è frutto di una sinergia e che a vincere è solo il territorio. Non mi sarebbe piaciuta neanche l’ipotesi di consiglieri, tutti e quattro gestori di locale. Bisogna capire le problematiche del settore alberghiero e dell’extra alberghiero. Dalla spiaggia alla pizzeria, ognuno reca un contributo utile come voce di un settore. Quindi, lo ribadisco: serve più lavoro di squadra».
Cosa fa girare il turismo?
«In Romagna ci sono tanti comparti che funzionano alla grande. I miei complimenti vanno al turismo fieristico congressuale a fronte di investimenti mirati e un impegno che ha destagionalizzato il turismo tenendo vive le altre attività».
Un’ultima battuta?
«Quando dico che vivo a Rimini suscito la stessa reazione ovunque mi trovi. Da un lato i miei interlocutori apprezzano il nostro gusto per la vita, la tradizione gastronomica e i templi del divertimento
ma il finale è sempre lo stesso con la stoccata su un mare orribile. Da qui il mio invito alla Regione perché investa in una promozione mirata per sfatare questa leggenda metropolitana. Non dico che risolverebbe tutti i problemi, ma sarebbe un inizio. Le analisi parlano chiaro, il nostro mare è pulito come quello delle città sul Tirreno. Solo il fondale, basso e caratterizzato da sabbia molto fine, è diverso e non dona un colore cristallino all’acqua ma le caratteristiche legate a un mare molto basso sono ideali per nuotare in serenità circondati da una spiaggia di 200 metri, la più vasta al mondo. L’altro auspicio è veder seduto ogni settore turistico attorno allo stesso tavolo per studiare insieme all’amministrazione la realizzazione di qualche hotel di livello da 400 camere, in mezzo a un parco con tanto di piscina, eliminando altresì strutture obsolete e fatiscenti. Resta invece un problema di ricambio generazionale perché i figli non vogliono più fare il lavoro dei genitori ma chiamare gente da fuori non è un gran segnale, se considerato in prospettiva».
L’inflazione fa dimezzare le richieste?
«In linea di massima no, solo una signora ha chiesto di dividere una porzione con un altro commensale, chiedendo però che fosse abbondante. Piuttosto, confrontandomi con i colleghi, noto che il post Covid ha reso tutti più nervosi, anche in vacanza, e specie nella ristorazione meno pazienti nelle attese e pretese. Fa da contrappeso la voglia di avere amici allo stesso desco. Il messaggio della pandemia è chiaro: che ci fai con tutti i soldi del mondo se alla fine della fiera sei solo?».