Lui ha 81 anni e la sua vittima, il nipotino acquisito, all’epoca dei fatti contestati, a cavallo tra 2020 e 2021, ne aveva solo 9: l’anziano, accusato di avere compiuto ripetutamente atti di violenza sessuale sul minore, è stato condannato ieri mattina con giudizio abbreviato semplice a una pena di 6 anni. Il gup Andrea Galanti ha concesso le attenuanti generiche, mentre dal sostituto procuratore Marilù Gattelli era arrivata la richiesta di condanna a 7 anni.
La ricostruzione dei fatti
Secondo quanto ricostruito dall’accusa, il primo a realizzare cosa stesse succedendo era stato il padre del bambino: partito per un periodo di vacanza, aveva lasciato il figlio alla propria madre e al compagno di lei, in una casa in un Comune della provincia di Ravenna. Dopo pochi giorni, però, durante una videochiamata con il piccolo, il genitore si era accorto dei suoi pantaloni abbassati e della presenza, lì accanto, del nonno acquisito. Una scena inquietante, per la quale l’uomo aveva chiesto spiegazioni al bimbo, purtroppo ricevendo un riscontro sui sospetti nutriti. Il padre aveva quindi fatto ritorno in Romagna per riportare il bambino nella propria abitazione e con l’intenzione di chiedere un confronto all’anziano: questo era arrivato alcuni giorni dopo, e con il faccia a faccia anche la conferma da parte del diretto interessato, che aveva ammesso quanto accaduto. E così, a stretto giro, il padre del bimbo aveva presentato la propria denuncia ai carabinieri e successivamente aveva deciso di costituirsi parte civile con l’avvocato Lamberto Carraro. L’ottantunenne è invece difeso dagli avvocati Giorgia Montanari e Giacomo Scudellari.
Il testamento e la perizia
Prima dell’udienza di ieri erano state valutate diverse opzioni legali per arrivare a una risoluzione della vicenda, compresa la possibilità di un risarcimento. Una strada, questa, preclusa dalle condizioni economiche dell’anziano; ma a preoccupare la parte civile c’era anche un altro elemento. Vi è infatti un testamento fatto redigere dalla compagna dell’ottantunenne, nonché nonna naturale del bambino, in cui l’uomo viene indicato come titolare di un diritto di usufrutto sull’immobile in cui abita la coppia. Ieri mattina l’anziano ha quindi fatto mettere a verbale la propria rinuncia a tale diritto, per poi rilasciare alcune dichiarazioni spontanee in cui si è scusato, ammettendo il reato contestatogli, come già fatto in precedenti occasioni. Inoltre nel corso delle indagini alcuni accertamenti disposti dalle parti hanno fatto emergere chiaramente la sua capacità di intendere e di volere. Fattori che, sommati fra loro, hanno portato alla condanna a 6 anni.