Ravenna, via il cimitero delle navi

Tre diversi progetti per un totale di 134mila euro che serviranno a rimuovere le navi che dal 2009 stazionano nel porto di Ravenna, nella darsena Piombone. I mercantili, abbandonati e non iscritti in nessun registro navale, sono Oremburggazprom, Vom Gaz, V. Nikolayev. Il 21 gennaio del 2021 un’ispezione della Capitaneria di Porto ha riscontrato, «in vari punti, riduzioni dello spessore della lamiera che hanno causato cedimenti strutturali con voragini e crepe profonde visibili anche dalla superficie ed in immersione, presumibili conseguenza corrosiva marina e delle intemperie». Così si legge nel documento di Autorità portuale in cui si legge l’affidamento dell’appalto ad un’azienda di Assago (in provincia di Milano). La società dovrà progettare le operazioni di rimozione delle navi che «costituiscono fonte di potenziale pericolo». I tre progetti costeranno 44.720 euro l’uno. Le navi abbandonate facevano la spola dalla Croazia e dal Montenegro per il trasporto di ghiaia e materiali per l’edilizia. Non sono mancati negli anni passati le richieste di intervento, a partire da quelli dei capannisti della zona. Tra i mercantili i che erano in quella situazione c’era anche la Berkan B, il relitto che si è poi inabissato e che ha richiesto una complessa manovra di recupero.

Cosa diceva l’esperto

Secondo un esperto del settore, l’ingegner Roberto Nicolucci, intervistato alcuni anni fa dal Corriere Romagna, le navi – inclusa la Berkan B – sono general cargo e due di queste appartengono alla classe genericamente nota come “Slavutich”. Queste ultime sono navi costruite negli anni Novanta nei cantieri navali di Kiev in Ucraina mentre le altre due dovrebbero essere state costruite negli anni Ottanta in Russia e in Turchia. Queste navi venivano principalmente impiegate per il trasporto di ghiaia e inerti rocciosi su tratte medio­brevi; nel porto di Ravenna per un lungo periodo hanno portato carichi provenienti dalle coste balcaniche. Secondo quanto diceva l’esperto, sarebbe ragionevole ipotizzare che a bordo siano presenti molte sostanze tossico­nocive oltre a combustibili, olii idraulici e lubrificanti. Per questo è particolarmente importante il progetto di smantellamento che ha chiesto Autorità portuale. Spiegava Nicolucci: «Uno screening potrebbe portare ad altre sorprese. Le navi di questa tipologia le prendo come esempio per illustrare ai miei studenti le procedure Ihm (Inventory of Hazardous Materials)».

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