Ravenna, terreni coltivati sommersi per salvare i paesi: Agrisfera ha sacrificato 500 ettari

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Il corso del Cer invertito per evitare l’allagamento di Russi. La lotta contro il tempo e la burocrazia dei cittadini che con 25 pompe idrovore stanno spostando l’acqua dal canale Zaniolo per immetterla nel Reno tra Conselice e Lavezzola. E quelle terre coltivate allagate per salvare città e paesi. Perché oltre ai 200 ettari della Cab Ter.Ra. inondati alle Bassette a Ravenna, Agrisfera ne ha sacrificati circa 500. Terreni con colture pregiate sommersi per evitare che l’intera area tra Alfonsine, Voltana e Taglio Corelli finisse sott’acqua, a cui si somma l’intervento realizzato sempre da Agrisfera in collaborazione con il responsabile dell’idrovora Mauro Rava, lavorando assiduamente dal mercoledì notte al sabato, con propri uomini e mezzi sull’argine destro del canale di scarico acque basse del primo bacino Mandriole che porta le acque al canale destra Reno, a valle di Sant’Alberto e Mandriole, dove si era creata una falla che avrebbe allagato i due paesi del Ravennate, provocando un’alluvione a una manciata di chilometri dalla costa.
Dove c’erano colture di pregio si sono formate paludi di acqua stagnante con pesanti conseguenze economiche per quella che è la più grande cooperativa agricola ravennate, con un totale ricavi di circa 15 milioni di euro e 109 soci. Ma il presidente Rudy Maiani, come gli altri presidenti di cooperative aderenti a Promosagri, preferisce la concretezza. E più che all’aspetto economico guarda ai benefici che la scelta ha comportato. «Su 4mila ettari coltivati – spiega – ne abbiamo 1.400 allagati. Un migliaio sono andati sotto per la massa d’acqua uscita dai fiumi, il resto con le esondazioni controllate dei canali della rete consortile ormai al limite». Ovvero quelle rotture d’emergenza decise per evitare l’allagamento dei paesi. Scelta che Maiani condivide nel merito. Un po’ meno nel metodo. «Non voglio fare polemiche, non mi interessa. Però una chiamata me la sarei aspettata o meglio, sarebbe stata gradita. Avremmo comunque detto “fatelo, non ci sono problemi”. Per il bene collettivo questo e altro. Spiace averlo appreso a cose praticamente fatte».
Quella che vive è una situazione comune ad altre cooperative braccianti. La Cab Massari a Conselice è completamente invasa dall’acqua come anche la Cab di Fusignano e anche a Bagnacavallo il quadro non è dei migliori. «E anche a noi poteva andare peggio – prosegue Maiani –. Nei terreni allagati c’era mais biologico, bietole, erba medica, vigneti e grano. Raccolti persi per quest’anno e compromessi anche per i prossimi. Solo per quelli stimiamo un danno da 1 milione di euro, ma quello complessivo si aggirerà sui 4/5 milioni, anche se ad oggi è ancora difficile fare una stima reale dei danni. E se non avessimo messo in sicurezza l’impianto di biogas e la stalla dell’allevamento di bovini in cui produciamo latte biologico per il gruppo Granlatte-Granarolo, il conto finale sarebbe stato molto più alto».

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