Con l’approvazione e la realizzazione delle piattaforme logistiche portuali tra la città, Punta Marina e Porto Fuori, il consumo di suolo del territorio comunale di Ravenna farà un importante balzo in avanti. Basti pensare che le aree interessate dai progetti, pari a circa cento ettari, equivalgono (secondo i dati Ispra) alla superficie totale di suolo consumato tra il 2012 e il 2019 nel comune di Ravenna. Nel 2012 erano 6.817 gli ettari di terreno occupato da cemento, sette anni dopo erano diventati 6.911. Ravenna, come ha ricordato Legambiente a suo tempo, ha la superficie di suolo consumato più estesa dell’intera regione anche per via della grande estensione del territorio comunale. D’altra parte, la percentuale dei terreni sottratti all’uso agricolo sl totale dell’intero territorio non è tra le più alte in Emilia-Romagna: 10,58%. Fanno molto peggio le città emiliane.
I Piani urbanistici
Sono tanti i Pua che in questi ultimi mesi stanno arrivando alla fine del loro iter burocratico. A fine 2020 il Comune ha approvato la lottizzazione di un’area di Porto Fuori pari ad otto ettari. Ma è evidente che i progetti dell’area logistica 1 e 3, su cui verranno costruite piattaforme a servizio del porto, faranno aumentare ancora l’indice di consumo del suolo comunale. Si tratta di interventi che interesseranno aree per un milione di metri quadri, ovvero cento ettari. Di questi, saranno interessati per gli usi e i servizi logistici (al netto delle cosiddette “aree filtro”) un totale di 585mila metri quadri. Si tratta di un progetto ritenuto strategico per il porto e la movimentazione delle merci e, di converso, molto criticato dall’opposizione e da alcuni cittadini che abitano in zona. Nei giorni scorsi si è chiuso il periodo utile per le osservazioni per quanto riguarda la logistica 3 e si entra nella fase decisiva per l’approvazione. Più volte Palazzo Merlato ha spiegato che questi progetti sono figli della pianificazione degli anni passati e che in futuro si cambierà rotta.